Ora la Premier League è il campionato in cui si esonerano più allenatori

Quest'anno il campionato inglese sembra voler imitare la Serie A italiana.

Se guardiamo alla storia, la Premier League è il campionato in cui gli allenatori durano di più. Basti pensare ai casi di Sir Alex Ferguson o Arsène Wenger: il primo è stato sulla panchina del Manchester United per 27 anni, dal 1986 al 2013, il secondo ha guidato l’Arsenal per 22 anni, dal 1996 al 2018. In realtà anche alcuni manager di oggi sono piuttosto longevi: Jürgen Klopp è in carica al Liverpool dal 2015, Pep Guardiola guida il Manchester City dal 2016. Oggi, però, certi progetti che resistono al tempo devono essere considerati come delle eccezioni. Lo dicono i numeri: nel corso della Premier League 2022/23, infatti, 11 squadre su 20 hanno sostituito l’allenatore con cui avevano iniziato la stagione. Se guardiamo oltre le Big Six, anche se non sarebbe del tutto giusto visto che anche Chelsea e Tottenham hanno cambiato (e ricambiato) manager, soltanto cinque club non hanno fatto cambi in panchina: Brentford, Fulham, West Ham, Nottingham Forest e Newcastle. I Magpies, però, hanno conquistato l’accesso alla Champions League e sono uno dei club più ricchi al mondo, quindi ora forse è il caso di parlare di Big Seven.

Se guardiamo alle cinque leghe top, il numero di squadre inglesi che ha cambiato allenatore è il più in alto in assoluto. Ligue 1 e Bundesliga si sono “fermate” a quota 10, la Liga è arrivata a 9, la Serie A a 8. Ed è questa la vera notizia: il nostro è sempre stato considerato un campionato dall’esonero facile, e in effetti negli ultimi cinque anni – oltre 50 cambi di panchina in Serie A contro i 30 in Premier – le cose sono andate esattamente così. Ora, però, questo primato è della Premier. E si tratta di un primato storico: nel 2022/23 il massimo campionato inglese ha fissato il nuovo record di allenatori costretti a lasciare la propria squadra (14). Su questo dato pesano moltissimo i tre cambi del Chelsea e del Tottenham: i Blues hanno iniziato la stagione con Tuchel, poi hanno proseguito con Potter e stanno concludendo con Lampard, non contando la breve parentesi di Bruno Saltor; gli Spurs si sono affidati prima a Conte, poi a Stellini e infine a Mason. Al netto delle varie parentesi degli allenatori a interim, anche Wolverhampton, Southampton e Leeds hanno cambiato più di un allenatore.

Quella del cambio della guida tecnica è una tendenza che non riguarda solo le squadre inglesi e delle leghe top in Europa, ma i campionati di tutto il mondo. Come dimostra l’ultimo report del CIES Football Observatory – basato su 60 campionati di massima divisione e 850 squadre a livello globale – meno di un allenatore su due ha concluso la stagione: 484 squadre hanno finito o finiranno il loro campionato con un allenatore diverso rispetto a quello iniziale, per una percentuale pari al 56,9%. La Serie A, a dispetto della sua fama storica e quindi dei luoghi comuni, si discosta dal trend: solo sette campionati in tutto il mondo hanno una percentuale più bassa di cambi in panchina. E si tratta di leghe dall’appeal limitato, per usare un eufemismo: Indian Super League, Premier League maltese, A-League australiana, Premier League giamaicana, Super League svizzera. Eredivisie olandese e Premiership nordirlandese. Che il vento sia davvero cambiato?