Nessun attaccante del Real Madrid è mai stato così impalpabile come Mariano Díaz

Tantissimi trofei vinti, ma con un contributo minimo: la storica riserva di Benzema ha lasciato il Bernabéu dopo aver deluso le attese.

Il 27 agosto 2016, subentrando ad Álvaro Morata al 77esimo minuto di un match contro il Celta Vigo, Mariano Díaz faceva il suo esordio al Santiago Bernabéu con la maglia del  Real Madrid. Le aspettative che il club riponeva su di lui erano davvero alte, molti in Spagna erano pronti a scommettere che Díaz fosse destinato a diventare una stella del club merengue. Del resto i numeri accumulati nelle squadre filiali – 16 gol in 48 gare col Real Madrid C, 32 gol in 44 gare nel Castilla – erano davvero interessanti, e poi c’era la possibilità di crescere accanto a due totem come Cristiano Ronaldo e Karim Benzema, coltivando magari l’idea di essere il loro erede. Ecco, non è andata proprio così. Anzi, ora che Mariano è stato ufficialmente rilasciato dal Real a parametro zero, il quotidiano Marca ha scritto che «non c’era mai stato, nella storia del Madrid, un attaccante che ha avuto così tante stagioni per mostrare le sue qualità, fallendo sempre l’appuntamento».

I numeri lo dicono chiaramente: dall’agosto 2016 a oggi, Mariano Díaz ha disputato 84 partite partite ufficiali col Real per un minutaggio complessivo di 2.217′ passati in campo, per una media di 26 a partita. Sono pochi, pochissimi. Ancora meno sono i gol realizzati: soltanto 12, a cui vanno aggiunti giusto tre assist decisivi serviti ai compagni. L’attaccante dominicano (ma nativo di Barcellona), inoltre, non ha mai realizzato più di cinque gol in una singola stagione e negli ultimi anni è stato davvero poco efficace sottoporta: basti pensare che cinque dei suoi 12 gol sono arrivati tutti nella prima annata vissuta al Real, e che nelle ultime due stagioni è andato a segno una sola volta, in un anonimo Real Madrid-Cadice (1-1) giocato a maggio 2022, quando il titolo nazionale era già in cassaforte e la squadra di Ancelotti si preparava a disputare la finale di Champions League.

Certo, va detto anche che lo scarso minutaggio – tre sole gare da titolare e 337 minuti complessivi un anno fa, una sola gara da titolare quest’anno con 150 minuti complessivi – concessogli da Ancelotti non ha aiutato, ci mancherebbe, e in più Mariano ha avuto tanti infortuni diversi, alcuni veramente assurdi, per esempio i problemi continui alla caviglia, all’anca, ha contratto una tonsillite, il Covid e ha sofferto di sciatica per lungo tempo. A un certo punto, pur di imporsi, ha anche deciso di lasciare Madrid: nell’estate 2017, l’Olympique Lione ha offerto otto milioni per il suo cartellino, il Real ha accettato ma si è riservato di inserire una clausola di recompra altissima – 33 milioni – nel caso l’esperienza francese fosse andata bene. In effetti è andata proprio così: 21 gol in 45 partite ufficiali, e ritorno immediato al Bernabéu. Di nuovo a fare la riserva eterna di Karim Benzema, visto che nel frattempo Cristiano Ronaldo si era trasferito alla Juventus.  

Al netto degli infortuni e della presenza di Benzema, però, è chiaro come il rendimento di Mariano Díaz al Real Madrid sia stato molto deludente, come mai era accaduto a una punta del Real Madrid. Lo racconta Marca, che ha tutti gli strumenti per fare un confronto con il passato, per paragonare Díaz a tutti gli altri attaccanti-comprimari nella storia del Real: Sebastián Losada, per esempio, ha vissuto tre anni di carriera nei Blancos all’ombra di Hugo Sánchez, eppure è stato capace di segnare 22 gol in meno partite di quelle giocate da Díaz. Anche Roberto Martínez, che alla fine degli anni Settanta era il sostituto di Santillana, ha comunque giocato e segnato più di Díaz: 141 presenze in sei anni e 43 gol messi a segno. Nonostante tutto, però, Díaz lascia Madrid con un bagaglio straripante di trofei. Per l’esattezza sono 13: due Champions League, due Mondiali per club, tre Supercoppe europee, tre campionati, una Coppa del Re e due Supercoppe spagnole. Niente male per un comprimario che ha deluso tutti.