L’AZ Alkmaar sta costruendo il settore giovanile del futuro

Programmazione, Big Data, neuroscienze: così sono stati allevati tantissimi talenti, così è arrivato il successo in Youth League.

L’albo d’oro della Youth League, la Champions League dei giovani creata dieci anni fa, non è molto dissimile dall’albo d’oro della Champions vera: ci sono Chelsea, Barcellona e Real Madrid, poi ci sono Porto, Benfica e Salisburgo, tre squadre di blasone che rappresentano l’eccellenza assoluta nella formazione del talento. E poi, nella riga della stagione 2022/23, spunta l’AZ Alkmaar. Presentata così, questa storia sembra una riedizione del Leicester 2016, ma in realtà è sbagliato mettere a paragone cose che c’entrano poco. Intanto perché l’AZ è una squadra con una certa tradizione, ha vinto per due volte l’Eredivisie e nel 1981 ha disputato la finale di Coppa Uefa. E poi perché stiamo parlando di calcio giovanile, un micromondo in cui delle idee innovative e un modello di lavoro mai visto prima possono avere un peso maggiore rispetto alle pure risorse economiche.

Ecco, questa è la vera storia dell’AZ: il club olandese ha creato uno dei vivai più floridi del calcio europeo partendo dall’utilizzo delle statistiche avanzate. I riscontri sono eccezionali, e si misurano con la qualità dei talenti allevati nel proprio vivaio (Teun Koopmeiners, Owen Wijndal, Calvin Stengs e Myron Boadu sono cresciuti tutti ad Alkmaar e oggi giocano nella Nazionale dei Paesi Bassi) e l’impatto che i prodotti del vivaio hanno sulla prima squadra (nella stagione 2019/20 i calciatori provenienti dal settore giovanile si sono presi il 46,9% del minutaggio totale della prima squadra).

Insomma, il successo in Youth League dopo aver dominato (5-0) la finale contro l’Hajduk Spalato è solo una conseguenza di un lavoro che va avanti da anni e che viene svolto in profondità: le prestazioni dei giocatori, in gara e in allenamento, vengono monitorate attraverso degli algoritmi in grado di compilare database avanzati. Tutti i numeri raccolti vengono poi combinati e integrati con rilevazioni personalizzate che definiscono la forza attuale e potenziale di un aspirante giocatore, e che quindi “orientano” le decisioni strategiche e di mercato. Proprio quest’ultimo aspetto fa la differenza: il modello dell’AZ prevede l’utilizzo di strumenti di analisi neuroscientifica e psicologica, primi tra tutti i software dell’azienda BrainsFirst, che in qualche modo anticipano le reali capacità cognitive di un giovane calciatore. È così che si intuisce il talento prima degli altri. È così che si riescono a costruire il futuro e il successo, se non si possono comprare.

Da Undici n° 50