Staremmo ore a rivedere questo dribbling di Kvaratskhelia con la Georgia

Un trick che abbiamo visto pochissime volte, con il pallone incollato al collo del piede.

Si può dire senza timori di essere smentiti: Khvicha Kvaratskhelia è entrato nel novero delle stelle calcistiche globali, e allora le sue prestazioni sono sempre attenzionate in modo particolare, nella speranza – anzi, in questo caso è una vera e propria attesa – che possa fare una grande giocata. A tutto questo va aggiunto anche il discorso sulla provenienza geografica: non ci molti altri grandi talenti nati in Georgia, di certo non ce ne sono di così riconoscibili, e allora un intero Paese segue e sostiene Kvara in modo intenso per non dire ossessivo, vive le sue partite come un evento, a maggior ragione se si tratta della Nazionale. Proprio in una delle ultime gare dalla Georgia, quella contro Cipro, Khvicha Kvararskhelia ha mostrato perché tutto questo enorme hype intorno a lui è più che giustificato. Gli è bastato una semplice giocata, che in poche ore è ovviamente diventata virale sui social, ad accendere la fantasia di tutti.

In effetti si tratta di un trick che abbiamo già visto pochissime volte, anzi mai. E infatti non ha un nome: non è un elastico alla Ronaldinho, non è una boba alla D’Alessandro, non è un aurelio alla Taddei; si potrebbe dire che è tutte queste giocate iconiche messe insieme, ma anche che sfugge a tutti quei maniaci che amano etichettare certi momenti di calcio in dei termini un po’ inventati e un po’ evocativi. Volendo usare l’italiano, questa giocata di Kvara si potrebbe descrivere come una sorta di dribbling/controllo a seguire che però si svolge con il pallone posto dietro la sua figura, e che riesce perché l’esterno georgiano fa in modo che il suo piede non perda mai, ma proprio mai, il contatto con la palla. In pratica, l’attaccante del Napoli sposta la sfera con l’esterno per evitare che il difensore avversario possa toccarla, e mentre fa questa cosa cambia la posizione del piede e continua a controllarla, prima con il collo e poi con l’interno; questo movimento impercettibile, e la magia è tutta qui, avviene mentre Kvara non vede – perché non può vedere – la palla, come detto la sfera in quel momento si trova dietro la sua figura, a terra ma alle sue spalle, quindi il fantasista georgiano ha continuato a direzionarla allungando la gamba e il piede all’indietro, solo sentendo la presenza del pallone, e così si è creato lo spazio per superare di slancio il suo avversario. Sì, perché la giocata non è finita: Kvaratskhelia continua a portare la palla – sempre attaccata al piede destro, ci mancherebbe altro – per alcuni metri, poi l’ha toccata di nuovo per evitare il tackle di un altro difensore, ed è riuscito a farcela anche la seconda volta – con un dribbling meno visionario ma altrettanto supersonico:

Ora, dopo averla raccontata e vista, possiamo sbizzarrirci nel trovare il nome di questa giocata. Si accettano suggerimenti, ma qui ovviamente il punto è un altro: più passano i mesi, più è evidente che siamo si fronte alla fioritura – anzi: all’esplosione – di un talento raro e perciò preziosissimo, non solo per la Georgia – e per il Napoli – ma per l’intero calcio mondiale. È una questione di forza percepita e, soprattutto, di margini di miglioramento potenzialmente incalcolabili. Perché, è bene ricordarlo, questo è Kvaratskhelia dopo una sola stagione al Napoli: per quanto il suo esordio sia stato scintillante, ora immaginiamo per un istante cosa potrebbe diventare tra due o tre anni, dopo un’altra stagione in Italia e il successivo (inevitabile?) trasferimento a un top club che ogni anno si gioca la Champions League. Sì, esatto: non sarebbe niente male.