Juan Manuel Mata si è dato all’arte contemporanea

L'ex trequartista di Chelsea e Man Utd ha sempre avuto interessi molto diversi da quelli dei suoi colleghi.

Juan Manuel Mata è stato – in realtà lo è ancora, visto che è sotto contratto con il Galatasaray – un grande calciatore, un simbolo della Spagna e della Premier League degli anni Dieci: la sua tecnica raffinata e le sue grandi intuizioni lo hanno reso un regista d’attacco efficace e bello da veder giocare, e l’hanno portato a vincere almeno una volta tutti i trofei più ambiti, tra cui la Champions League, la Coppa del Mondo, il Campionato Europeo. Oltre alla sua influenza in campo, Mata si è sempre distinto anche per un altro aspetto: la sua personalità forte e la sua curiosità per ciò che è interessante e significativo al di là del calcio. Per esempio ha fondato il movimento Common Goal, che incoraggia i giocatori professionisti a donare l’1% dei loro guadagni in beneficenza, e in un’intervista al Guardian ha raccontato di essersi sempre ispirato «alle persone creative, grandi calciatori ma anche scrittori, attori e artisti. Mi impegno molto nella mia carriera professionale, ma quando non mi alleno e non gioco mi piace evadere dallo sport. E spesso sono finito in gallerie d’arte». Ecco come si spiega la sua ultima iniziativa: una partecipazione attiva in un lavoro di performance art accanto a Hans Ulrich Obrist e Tino Sehgal.

Sì, esatto. Avete letto bene. Juan Mata prenderà parte a un progetto di arte contemporanea chiamato “The Trequartista: Art and Football United”, da realizzare nell’ambito del Manchester International Festival (MiF) di quest’anno. Come detto, l’ex centrocampista del Manchester United ha collaborato con Tino Sehgal, artista tedesco-indiano, alla realizzazione di una performance di gruppo basata sull’interazione tra corpi e oggetti. Nella fattispecie, la performance vede coinvolti un ciclista acrobatico, un violinista, un ballerino e un calciatore, tutti ovviamente con gli strumenti della loro professione. Mata ha partecipato da lontano, come detto in questo momento risiede a Istanbul, ma ha detto di aver seguito personalmente i movimenti dei singoli artisti. E ora sembra felicissimo di come stanno andando le ultime prove: «È fantastico veder realizzato ciò che avevamo in mente con tutti gli elementi che interagiscono e a volte si scontrano tra loro. Arrivare fin qui è stato un bel viaggio per gli artisti. E anche per me».

Per Mata, questa nuova avventura è iniziata nel modo più semplice possibile: il calciatore spagnolo seguiva il profilo Instagram di Obrist, direttore della Serpentine Gallery di Londra, e così i due hanno iniziato a parlare d’arte via chat e alla fine si sono incontrati a Manchester, quando Mata giocava nello United. Obrist, tra l’altro, aveva stretto anche un rapporto d’amicizia con Turner Douglas Gordon, uno degli autori di Zidane: A 21st-Century Portraituna delle più famose opere d’arte a tema calcistico. Insomma, l’intesa era inevitabile. Anche perché Mata è stato ed è un giocatore con quelle caratteristiche, un trequartista di qualità, elegante e creativo.

L’idea del progetto Trequartista si è sviluppata poi in diverse direzioni. Il coinvolgimento di Sehgal, artista famoso per la sua ispirazione alla danza e per la sua capacità di riempire grandi spazi con il movimento fisico delle persone coinvolte nelle sue opere, è stato il passo successivo. «Adoro l’idea che questi movimenti abbiano significato e scopo, muovendosi letteralmente verso un obiettivo», ha spiegato l’artista. La prima parte dell’opera, intitolata “This Entry”, è stata esposta al National Football Museum di Manchester e verrà ospitata anche alla Whitworth Gallery, in un altro punto della città.

Secondo Mata l’opera a cui ha collaborato ha anche un altro significato, cioè può essere considerata come una sorta di rivendicazione tecnica e storica dei calciatori di un tempo: «Oggi il gioco è basato sui dati e sulla fisicità, da parte degli allenatori e dei club c’è un tentativo sempre più intenso di controllare il caso. Ma non dobbiamo dimenticare l’essenza del calcio, uno sport fatto di uomini che sono davvero a loro agio con la palla e possono fare la differenza con la loro qualità tecnica, la loro immaginazione e creatività. Ecco perché le persone amano subito il gioco quando sono bambini. Ci sono molti modi per vincere e per me il successo si misura anche nel modo in cui le persone giocano e nel modo in cui rendono felici i tifosi, emozionandoli». In fondo, anche questa è un’arte.