La crisi, l’attacco di panico e il ritiro della tennista Zhang Shuai dopo il gesto antisportivo della sua avversaria

Dopo un errore degli arbitri, Amarissa Kiara Tóth ha cancellato il segno della pallina.
di Redazione Undici 19 Luglio 2023 alle 15:29

A Budapest, precisamente all’ Hungarian Grand Prix, si sta svolgendo un torneo WTA 250. Ai sedicesimi di finale si sono sfidate l’ungherese Amarissa Kiara Tóth e la cinese Zhang Shuai, rispettivamente numero 548 e 45 del Ranking femminile. Durante la partita abbiamo assistito a un punto molto controverso, finito con un attacco di panico e infine con il ritiro della tennista cinese. Tutto comincia quando il tabellone luminoso del campo centrale recita 15 pari e 5-5 nel primo set. Zhang Shuai è al servizio, lo scambio va avanti e si conclude con un dritto in diagonale da fondo campo che finisce vicinissimo al corridoio nella metà campo di Tóth. Il giudice di linea chiama la palla out, ma ci sono diversi dubbi sulla segnalazione. L’arbitro del match scende così dalla sua postazione, va a controllare il segno della pallina sulla terra rossa e conferma la valutazione del giudice di linea.

Basta riguardare il replay, però, per rendersi conto che ci sia stato un errore: dopo il dritto della Zhang la pallina tocca nettamente la riga. La tennista cinese allora ha una reazione di stizza per la scelta della giudice di sedia e chiede spiegazioni, indicandole con il dito il segno del suo colpo sulla riga del campo. L’arbitro, però, è inamovibile nella sua decisione e torna subito a sedersi sulla propria sedia, pronta a far giocare il prossimo punto.

Il gioco prosegue, tuttavia la Zhang chiede all’arbitro l’intervento del Supervisor Wta per valutare la decisione e la giudice di sedia le comunica che arriverà dopo la fine del game. Sul 30 pari, però, la Tóth avanza da fondo campo a passo spedito e va a cancellare il segno del punto incriminato, nonostante la sua avversaria le urli: «Aspetta, aspetta, aspetta, tieni il segno. Cosa stai facendo? Perché lo fai?». A questo punto Shuai si porta nei pressi della rete allargando le braccia, chiedendo spiegazioni e una sanzione al giudice di sedia. Anche i membri della panchina della tennista cinese iniziano a protestare a gran voce, mentre dagli spalti arrivano fischi per lei e il suo staff. L’arbitro non prende provvedimenti e il gioco prosegue, ma la Zhang, frastornata da quanto accaduto, cede il servizio alla Tóth, che quindi si porta sul 6-5 in suo favore.

Al cambio campo, la tennista cinese chiama un medical time out, scoppiando in lacrime e venendo travolta da un attacco di panico. Neanche la pausa riesce a calmare il suo stato d’animo, per questo la Zhang decide di alzarsi dalla sua panchina e di ritirarsi dal match. Da prassi va a stringere la mano alla giudice di sedia e all’avversaria, che con poco rispetto ed educazione esulta davanti a lei alzando le braccia al cielo e ricevendo gli applausi del pubblico. Prima di uscire dal campo la Zhang si rivolge con il dito agli spettatori sugli spalti, esprimendo tutta la sua delusione per i fischi ricevuti in precedenza e il comportamento poco sportivo avuto nei suoi confronti.

Il momento non deve esser stato semplice per Zhang Shuai, che poco tempo fa aveva confessato di vivere un periodo molto complicato dal punto di vista psicologico. Circa due settimane, infatti, fa la 34enne cinese ha detto che «dopo la morte dei miei nonni, ho iniziato a pensare alla mia vita. Ho 34 anni e gioco a tennis da 29, ho fatto del mio meglio, ma sento di aver raggiunto il mio limite. Sono stanca, profondamente stanca, soprattutto dal punto di vista mentale. Mi manca la Cina, la cultura, il cibo, le abitudini del mio paese». Di certo questa condizione di difficoltà deve aver avuto un peso su quello che è successo a Budpest e sulla reazione di Shuai, ma il comportamento di Toth resta decisamente antisportivo e sgradevole. Come scritto anche dalla tennista australiana Ajla Tomljanovic su Twitter, si è trattato di «un momento incredibilmente disgustoso: Shuai è una persona migliore di noi per aver stretto la mano all’arbitro e a quella ragazza».

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