«Non faccio altro che rivedere il mio gol in finale di Champions», ha detto Rodri

«È un momento che mi ha cambiato la vita».

Molto spesso chi segue il calcio dimentica che i giocatori, anche quelli che militano nei top club, restano degli uomini/ragazzi tra i 20 e i 35 anni, delle persone comuni che però fanno un mestiere ambito, molto ricco, certamente divertente. Certo, alcuni atteggiamenti da divi li fanno allontanare un po’ dal mondo normale, ma spesso si tratta di comportamenti di difesa, o anche solo precauzionali, per gestire meglio la loro enorme popolarità. Il fatto che vivano delle emozioni simili a quelle di tutti gli altri, però, non va dimenticato.

In questo senso, fa bene leggere le ultime dichiarazioni rilasciate da Rodrigo Hernández Cascante, meglio noto come Rodri, centrocampista centrale spagnolo del Manchester City. E, soprattutto, uomo decisivo dell’ultima Champions League: il gol realizzato in finale contro l’Inter ha permesso al suo club di conquistare il primo titolo europeo della storia, ed è proprio di questo gol che ha parlato in modo significativo, molto dolce, quasi ingenuo viene da dire. «Penso sia stato un momento speciale», ha detto nel corso di un incontro con la stampa durante la tournée del City in Giappone, «di quelli che rendono meraviglioso il calcio. La mia vita è cambiata, da allora: non sono libero di andare in nessun posto, neanche in vacanza, senza sentire qualche tifoso che canta il coro “Rodri is on Fire”. A pensarci bene mi piacerebbe fermarmi per qualche mese, per analizzare davvero cosa è successo, ma nel calcio tutto procede molto velocemente».

Eccole le parole che avvicinano Rodri a tutti i tifosi del City, a tutti gli appassionati di calcio in generale: «Il problema è anche mio, comunque: da quando ho segnato il gol decisivo in finale di Champions League, non faccio altro che rivedere il video. L’avrò rivisto più di cinquemila volte, in tutte le lingue del mondo: spagnolo, tedesco, italiano». Parlando ai giornalisti inglesi presenti in Giappone, Rodri ha anche raccontato cosa ha detto e fatto Guardiola durante l’intervallo della finale di Istanbul. Il mediano spagnolo non aveva disputato un grande primo tempo, come e forse anche peggio di tutti i suoi compagni, e allora Pep l’ha spronato con parole dirette, anche dure: «Sapevo di poter portare qualcosa di importante alla squadra», ha detto Rodri, «e quindi non potevo essere contento della mia prestazione. Pep mi ha detto che quella era una finale, che la squadra aveva bisogno del meglio di me, e quindi sono stato costretto a fare autocritica. Poi mi ha detto di fare un passo in avanti, di continuare a essere forti, di accettare le critiche quando la squadra soffre. È grazie a queste parole che siamo tornati in campo e abbiamo vinto la partita».