Kylian Mbappé, anatomia di un gol supersonico

Contro il Milan, abbiamo visto un altro prodigio di un calciatore su cui è impossibile difendere, in certe situazioni.

Nelle ultime sei gare giocate nell’ambito dei gironi di Champions League, Kylian Mbappé ha segnato sei volte. E ha anche servito tre assist decisivi. Sono dei dati piuttosto eloquenti, nel senso che hanno un significato chiaro: anche nel calcio ai massimi livelli, difendere su Mbappé è una cosa difficilissima. Quasi impossibile. In effetti, sempre in relazione a questo punto, basterebbe pensare che l’attaccante del Paris Saint-Germain ha  segnato tre gol nell’ultima finale dei Mondiali, secondo giocatore di sempre a riuscire in questa impresa dopo Geoffrey Hurst nel 1966. Il fatto che abbia perso non c’entra niente, all’interno di questo ragionamento: anzi, se neanche l’Argentina campione del Mondo è riuscita a fermare Mbappé, un motivo deve esserci. E risiede nelle sue qualità aliene, non tanto negli errori di chi non riesce a fermarlo, o anche solo a limitarlo.

In occasione di Paris Saint-Germain-Milan 3-0, terzo turno della fase a gironi di Champions League 2023/24, abbiamo visto un gol che in qualche modo è riuscito a spiegare tutto questo. Nell’ambito di un primo tempo equilibrato e anche noioso, infatti, KyliammMbappé ha segnato un gol bellissimo, un gol dei suoi, un gol che normalmente potremmo far risalire a una difesa troppo tenera di Tomori, oppure potremmo addebitare a Mike Maignan, che in fondo si fa battere sul suo palo da un tiro nemmeno tanto potente. Sbaglieremmo do grosso in entrambe le valutazioni: la velocità supersonica di Mbappé, infatti, mette completamente fuorigioco prima il difensore centrale e poi il portiere del Milan. Succede tutto in pochi istanti: Zaire-Emery va via a Reijnders con uno strappo fisico impressionante, il centrocampista olandese prova anche a far fallo ma proprio non ci riesce, dovrebbe falciarlo in modo duro e antisportivo, rischiando qualcosa in più del giallo, quindi decide di rinunciare.

A quel punto la palla arriva a Mbappé, e gli arriva nel modo peggiore possibile per chi deve affrontarlo: il passaggio di Zaire-Emery è veloce, lo serve sulla corsa, allora Kylian può ingobbirsi verso l’interno del calcio partendo da sinistra, con un solo giocatore tra sé e la porta. In certe situazioni, lo ripetiamo, difendere su Mbappé è una cosa difficilissima. Quasi impossibile. Perché Mbappé ha una forza e una velocità senza senso, che gli permette di far girare la gamba e il piede intorno alla palla, di spostarla verso destra e di tirare verso la porta, tutto col piede destro, tutto in uno spazio temporale inferiore ai due secondi. Insomma, Tomori – o qualunque altro essere umano sulla Terra – non è riuscito a intervenire perché, semplicemente, non ha potuto: non ha potuto farlo quando è stato puntato, quando Mbappé si è portato avanti la palla, perché sarebbe stato bruciato all’interno e/o avrebbe fatto fallo da rigore; non ha potuto farlo al momento dell’esecuzione del dribbling perché non gli è stato il tempo, il suo movimento inevitabile ad allargare le gambe è stato sfruttato da Mbappé per tirare in porta, per imbucare la palla proprio lì.

Proprio in virtù di tutto questo, anche Mike Maignan non ha colpe. Non può averne. La figura di Mbappé al momento del tiro – che, ricordiamolo, viene eseguito meno di due secondi dopo dall’inizio del dribbling – è coperta da Tomori che prova inutilmente a fermarlo, quindi il portiere del Milan può solo intravedere la coordinazione e poi l’impatto con la palla. Anche il posizionamento di Maignan non è formalmente errato: il portiere francese, vista la situazione, non può far altro che rimanere nella terra di mezzo, deve provare a coprire l’eventuale tiro a giro sul secondo palo e anche una stoccata sul palo corto. Nel momento in cui parte la conclusione, Maignan non accenna nemmeno l’intervento: anche a lui viene tolto anche il tempo di pensare, prima ancora che di reagire.

C’è anche tutto il resto della sintesi

Se riguardate bene il gol con l’inquadratura da dietro, si vede che Mbappé scatta per esultare ancora prima che la palla entri in porta. La sua è una sicurezza che discende dalla consapevolezza delle sue doti: Kylian è conscio di essere un calciatore fuori scala, e nella fattispecie sapeva benissimo che il suo tiro, una volta che la palla è passata tra le gambe di Tomori, avrebbe freddato Maignan. Così come avrebbe freddato qualsiasi altro portiere: il punto, lo ripetiamo, non sta nella qualità degli avversari. Il punto è Mbappé: come Pelé, Cruijff, Maradona, Ronaldo, Messi e pochi altri nella storia del calcio, l’attaccante francese sta cambiando il gioco dall’interno. Nel suo caso è una questione di tecnica in velocità, nel senso che Mbappé sta alzando in modo vertiginoso la rapidità di esecuzione di giocate ad altissimo coefficiente di difficoltà, della semplice conduzione, dei dribbling, dei tiri. Nessuno ha ancora trovato le contromisure giuste, che sia in Ligue 1, in Champions o ai Mondiali. E non è colpa di nessuno, ma soltanto merito suo.