Perché il Barcellona ha lo stadio semivuoto?

Il trasferimento temporaneo a Montjuïc, ovviamente, non aiuta. Ma il problema principale sono i prezzi.

Tutti, più o meno, potevano immaginare che il Barcellona campione di Spagna non avrebbe vissuto una stagione indimenticabile, a livello di tifo: la decisione di ricostruire il Camp Nou ha portato la squadra blaugrana a disputare le sue gare interne allo Stadio Olimpico Lluís Companys, più comunemente conosciuto come lo stadio di Montjuïc, un impianto più piccolo e decisamente meno suggestivo rispetto a quello canonico. Nessuno, però, poteva immaginare che il Barça avrebbe dovuto fare i conti con una vera e propria crisi di affluenza, un problema che va oltre la scelta di “traslocare”, anche solo momentaneamente. A dirlo sono i numeri: contro l’Atlético Madrid, in quella che è senza dubbio la seconda miglior gara “garantita” della stagione dopo il Clásico, lo stadio si è riempito solo al 70%, per un totale 34.568 spettatori. È una quota addirittura inferiore rispetto a quelle fatta registrare nella precedente gara casalinga: contro l’Alavés, sugli spalti c’erano 38.183 persone. Meno di quelle che sono andate a vedere l’ultimo Clásico femminile.

Non è bastato neppure che l’allenatore Xavi e il presidente Laporta facessero degli appelli pubblici, oltre alle solite campagne social, per invogliare i tifosi ad andare allo stadio: contro l’Atlético, alcuni posti vuoti a favore di telecamera sono stati coperti con dei teloni con i colori sociali del club. Il video che trovate sotto, in questo senso, vale più di mille parole. Secondo quanto riporta questo articolo del quotidiano El Cconfidenciál, la disaffezione del pubblico, com’è facile immaginare, dipende innanzitutto dai prezzi: il listino per la sfida ai Colchoneros non era proprio economico, visto che per acquistare il biglietto più economico servivano 99 euro. E poi, nella fattispecie, anche un clima particolarmente umido non ha aiutato.

Il problema, però, è decisamente più profondo. E non nasce oggi. Lo dimostrano i dati della campagna abbonamenti: in estate il Barcellona aveva riservato 27.385 ticket annuali ai suoi tifosi, ma solo in 17mila hanno deciso di acquistarlo. Si tratta di una quota più bassa rispetto a sei club di Segunda División, vale a dire Real Saragozza, Espanyol, Valladolid, Oviedo, Elche e Sporting Gijón; persino il Deportivo La Coruña, che nonostante il blasone resta un club di terza divisione, ha sottoscritto più abbonamenti rispetto al Barcellona.

Anche sul calo degli abbonamenti, almeno secondo la ricostruzione di El Confidenciál, hanno inciso molto i prezzi decisi dalla dirigenza del Barça: i tifosi si sono rivolti alle autorità spagnole per contestare gli aumenti per le nuove tessere annuali, tra il 30% e il 40%, imposti nonostante il trasferimento temporaneo a Montjuïc. Il Barça poi ha effettivamente modificato il listino, ma il danno era stato fatto. Interrogato sulla questione, il club blaugrana ha spiegato – attraverso la voce di Elena Forte, vicepresidente istituzionale – che «avevamo iniziato la stagione attuando una misura impopolare, ma si trattava di una necessità legata alle esigenze economiche del club». In pratica, l’idea era quella per cui i posti lasciati – inevitabilmente, volutamente – liberi dagli abbonati “mancanti” sarebbero stati riempiti dai turisti, da quel pubblico occasionale che di solito riempiva le gradinate del Camp Nou. Non sta andando così, non proprio.