Il presidente del Newcastle è accusato di aver perseguitato un ex agente segreto dell’Arabia Saudita

Un tribunale canadese potrebbe comminargli una multa di 68 milioni di euro.

Nei casi come quello del Newcastle United, in cui la proprietà del club è emanazione più o meno diretta di uno stato sovrano, è abbastanza difficile capire chi sono le persone che occupano determinati ruoli. Ecco, in questa situazion specifica c’è un delicato caso giudiziario che, quantomeno, ha fatto piena luce su chi sia il presidente dei Magpies: si tratta di Yasir Al-Rumayyan, che oltre a gestire la squadra inglese è anche a capo del LIV Golf, un’altra grande istituzione sportiva – per chi non conoscesse la storia: il LIV Golf è un tour di golf professionale lanciato nel 2021 per fare concorrenza al PGA Tour, ed è finanziato direttamente dal fondo sovrano PIF. Il caso giudiziario di cui parliamo, come detto prima, è abbastanza importante: Al-Rumayyan, infatti, potrebbe essere accusato di aver cercato di «danneggiare, mettere a tacere e infine distuggere» Saad Aljabri, ex capo dell’Intelligence dell’Arabia Saudita. E non solo lui: anche altri membri della sua famiglia.

Considerando i nomi, le qualifiche e la provenienza delle persone in questione, si capisce subito che si tratta di una vicenda abbastanza intricata e oscura. I primi dettagli sono stati riferiti da The Athletic e poi anche dal Telegraph, secondo cui pare che Al-Rumayyan abbia ricevuto dei documenti legali direttamente da un tribunale canadese, visto Aljabri in questo momento si trova nel Paese nordamericano. Ecco, in questi documenti è riportato una denuncia per cui il presidente del Newcastle potrebbe essere incriminato in quanto «direttamente coinvolto» in una campagna di tre anni e mezzo, tra giugno 2017 a gennaio 2021, per perseguitare Aljabri e la della sua famiglia. Aljabri tra l’altro è indicato anche come un ex sodale di Mohammed bin Nayef, uno degli ex eredi al trono saudita di Mohammed bin Salman. Perché ex? Perché è stato deposto nel 2017 ed è in un carcere saudita da quasi quattro anni.

Insomma, il presidente del Newcastle potrebbe aver partecipato a un gioco di potere abbastanza importante, nel (presunto) tentativo di punire Aljabri. Secondo i principi di accusa, infatti Al-Rumayyan avrebbe «eseguito le istruzioni» del principe ereditario Mohammed bin Salman, e alla potrebbe essere costretto (dal tribunale) a pagare una multa di 68 milioni di euro. A suo tempo, da Riyadh, Aljabri venne accusato di aver sottratto centinaia di milioni di euro dai fondi statali destinati alla lotta anti-terrorismo. E di aver lavorato segretamente con i servizi segreti di altri Paesi, tra cui gli Stati Uniti. L’ex membro dell’Intelligence saudita, naturalmente, nega qualsiasi tipo di attività illecita.

Ora il prossimo passo sarà verificare se esistono i margini per un processo e poi per una contravvenzioe a carico di Al-Rumayyan. Tutto questo potrebbe avere delle ripercussioni sul fondo PIF, quindi sul Newcastle e sul LIV Golf? In realtà no, o quantomeno non direttamente. Però c’è da dire che i documenti legali inviati al presidente del Newcastle pare siano stati recapitati e consegnati anche a St. James’ Park, lo stadio del club inglese. E quindi il problema vero, più o meno come sempre, riguarda l’immagine della proprietà saudita e quindi dello United: come scrive anche The Athletic, la Premier League aveva accettato l’acquisizione del Newcastle, da parte del fondo PIF, dopo aver ricevuto delle «assicurazioni giuridicamente vincolanti» sul fatto che il governo saudita – o meglio: la famiglia reale – non avrebbe gestito direttamente il club. E invece quest’ultimo caso giudiziario sta evidenziando, come dire, un legame abbastanza stretto tra la il principe ereditario Mohammed Bin Salman e una figura di spicco nell’organigramma del Newcastle United: il presidente.