Una vittoria storica per la Palestina, nel calcio

È arrivata la prima, storica qualificazione agli ottavi di Coppa d'Asia.

Nel calcio ci sono delle partite e dei risultati che hanno significati molto più estesi rispetto a quelli relativi al campo, alle classifiche. Uno di questi è sicuramente la qualificazione della Palestina agli ottavi di finale di Coppa d’Asia, torneo che si sta svolgendo in Qatar. La Nazionale dello Stato di Palestina, infatti, non aveva mai superato i gironi iniziali: nelle prime due partecipazione alla fase finale, nel 2015 e nel 2019, era sempre stata eliminata. E non aveva mai vinto neanche una partita: tre sconfitte nel 2015, due pareggi e una sconfitta quattro anni dopo. Stavolta le cose sono andate in modo diverso: dopo il brutto 1-4 incassato all’esordio contro l’Iran, sono arrivati il pareggio (1-1) contro gli Emirati Arabi Uniti e poi la prima storica vittoria,  un netto 3-0 contro Hong Kong.

Il protagonista della gara è stato Oday Dabbagh, giocatore dello Charleroi e autore del primo e del terzo gol; in mezzo, la rete del 2-0 è stata siglata da Qunbar. Grazie al successo contro Hong Kong, e al punteggio rotondo con cui è arrivato, la Palestina ha conquistato il pass per gli ottavi come una delle migliori terze classificate nella fase a gironi. Non è mancato nemmeno l’ultimo brivido: durante i minuti di recupero della ripresa, l’arbitro ha concesso un rigore a Hong Kong dopo una revisione VAR. In caso di gol, la qualificazione della Palestina sarebbe tornata in discussione, visto che la classifica delle miglior terze si stila anche in base alla differenza reti. Il rigore, però, è finito sulla traversa.

La sintesi della partita

«Abbiamo mantenuto una promessa fatta al popolo palestinese», ha detto il capitano Musab Al-Battat. «Siamo riusciti a mettere un sorriso sui volti di coloro che ci seguono e ci sostengono. Dentro e fuori la Palestina». Ovviamente Al-Battat fa riferimento alla guerra in corso sulla striscia di Gaza, al momento terribile che sta vivendo il suo popolo. La qualificazione della Nazionale è stata anche l’occasione per rivendicare non solo l’orgoglio dei palestinesi in quanto tali, ma anche la loro voglia di emergere come movimento calcistico: «Volevamo trasmettere un messaggio chiaro al mondo», ha aggiungo Al-Battat. «Noi abbiamo il diritto di partecipare a tutti i principali tornei di calcio, e non solo per il gusto di partecipare, ma per mostrare le nostre capacità. Non siamo arrivati qui per caso».

Com’era inevitabile che fosse, però, la Coppa d’Asia è stato anche un pretesto per le manifestazioni politiche di chi ha seguito la squadra in Qatar: come scrive anche Al Jazeera in questo articolo, durante le gare dei gironi i tifosi palestinesi presenti sugli spalti hanno richiesto libertà e hanno intonato cori pro-Palestina. «Le migliaia di tifosi che sono venuti fin qui e i milioni di palestinesi sfollati in tutto il mondo sono la nostra motivazione numero uno», ha detto Al-Battat, che da quest’anno si è trasferito nel campionato malaysiano, nel Kuala Lumpur City. Il difensore Mohammed Saleh, uno dei pochi giocatori originari di Gaza convocati per la Coppa d’Asia, ha detto che «è stato difficilissimo allenarsi per questo torneo, e poi giocare, senza sapere le reali condizioni della mia famiglia». Agli ottavi, la Palestina affronterà una tra Qatar e Australia, in base a come si evolverà la classifica delle migliori terze. In ogni caso, è piuttosto evidente, si tratterà di una sfida storica per una squadra e il suo popolo.