Nelle prime quattordici giornate di campionato, Rasmus Højlund non ha segnato neanche un gol. Ci si sarebbe aspettata per lui la concessione delle attenuanti generiche: ha soltanto 21 anni, è passato dall’Atalanta al Manchester United, i Red Devils di questi anni non sono proprio l’ambiente più facile in cui affermarsi per un talento sì evidente ma anche acerbo. Nessuna di queste attenuanti gli è stata ovviamente concessa e nella prima metà della stagione Højlund è stato accusato di essere uno dei principali difetti dello United: 84 milioni di euro spesi per un centravanti che non segna mai. Come capita a certi attaccanti, però, basta segnare una volta per cominciare a segnare tutte le volte: dopo il gol all’Old Trafford contro l’Aston Villa (da tre punti, finale di una rimonta iniziata con la doppietta di Garnacho), Højlund non ha più smesso. Nelle sette partite giocate dallo United dopo quella contro l’Aston Villa del 26 dicembre, ha segnato in cinque occasioni. Come scrivono Laurie Whitwell e Thom Harris su The Athletic, Højlund è passato da zero gol in 14 partite a cinque nelle ultime cinque. Non solo: tranne che nella sfida casalinga contro il Tottenham (2-2, il gol che ha aperto le marcature lo ha segnato proprio l’attaccante danese al 3′), ogni volta che Højlund ha segnato, lo United ha vinto: 4-2 con il Newport in FA Cup, in Premier League 4-3 con i Wolves, 3-0 con il West Ham e 2-1 con l’Aston Villa.
La fiducia in se stessi fa tanto ma non basta a spiegare tutto. La crescita di Højlund – curiosamente limitata al campionato: nella disgraziata Champions dello United di quest’anno, l’unica cosa da salvare sono stati proprio i suoi cinque gol in sei partite – tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 ha più cause. La prima è il miglioramento della sua condizione fisica: nella scorsa estate, prima di passare allo United, non aveva giocato nessuna amichevole con l’Atalanta, preoccupata da possibili infortuni che potessero impedirne la cessione. Arrivato a Manchester, nelle visite mediche si era scoperto un problema alla schiena – un rischio di frattura da stress a una vertebra – che lo aveva costretto a saltare tutta la preparazione. Questo fatto, da un lato, gli ha impedito di “conoscere” sul campo i suoi compagni e di acquisire i fondamentali del gioco di Ten Hag; dall’altro lo ha portato a disputare tutte le partite della prima metà di questa stagione lontanissimo dalla forma fisica ideale. Adesso, la differenza inizia a vedersi. Non solo dal punto di vista della velocità e dell’intensità del suo gioco, ma anche da quello dell’autostima: un altro dei problema vissuti da Højlund fino a questo punto era l’evidente scarsa fiducia che i suoi compagni di reparto avevano nei suoi confronti.
Fin troppo spesso nelle partite dello United ci sono state azioni d’attacco in cui il centravanti si era mosso bene e perfezionato nella maniera migliore per tirare in porta, ma Rashford da una parte e Garnacho dall’altra avevano preferito fare da soli, andare sul piede forte e calciare loro in porta. All’inizio timido, Højlund adesso non si fa problemi ad alzare la voce e protestare platealmente quando i compagni d’attacco peccano di egoismo (o ancora di scarsa fiducia): durante la partita contro il Newport, per esempio, lo si è visto arrabbiarsi moltissimo con Garnacho proprio per questo motivo. Vedremo se i gol di Højlund basteranno allo United per raggiungere la qualificazione alla prossima Champions: al momento è sesto in campionato, a sei punti di distanza dal quarto posto, occupato dal Tottenham).