Il vero maestro di Guardiola è il signor Burns dei Simpson?

A giudicare dal modo in cui danno indicazioni ai loro giocatori, sì.

Della partita del quinto turno di FA Cup tra Luton Town e Manchester City hanno parlato tutti per gli stessi cinque motivi: i cinque gol segnati da Haaland e i cinque assist forniti da De Bruyne. Risultato finale: 6-2 per il City. Ma la cosa davvero interessante, davvero notevole è sfuggita ai più. Accade verso la fine della partita, intorno al minuto 84, quando le telecamere si sono fermate su Guardiola, impegnato a dare indicazioni ai suoi giocatori. La regia televisiva ha avuto intuito, ha capito che si trattava di un momento che sarebbe entrato nell’iconografia calcistica delle generazioni che verranno e si è saggiamente soffermata sui gesti di Guardiola (anche perché il campo non dava certo grossi spunti, cosa ci può essere da raccontare negli ultimi minuti di una partita finita già da un pezzo).

I gesti fatti da Guardiola e ripresi dalla regia sono diventati un video ovviamente virale nella parte di internet dedicata al calcio: sono allo stesso tempo suggestivi e incomprensibili, affascinanti e ipnotici. Mai in un campo di calcio, in un campo sportivo in generale, si era vista una simile sequenza cinetica, a metà tra la danza sciamanica e il rituale esoterico. Ma poi ad alcuni è venuto in mente che un precedente esiste, che c’è stato un altro allenatore che si è prodotto in una serie di “segnali” paragonabile, per bellezza e assurdità, a quella eseguita da Guardiola. L’allenatore di cui stiamo parlando non era un professionista: allenava la squadra di softball dell’azienda di cui era proprietario e, per quel che ne sappiamo, si è seduto in panchina solo una volta, in occasione di un sentitissimo derby locale. Non solo l’allenatore di cui stiamo parlando non era un professionista, ma non era nemmeno una persona vera, in carne e ossa: era il signor Burns dei Simpson, proprietario della centrale nucleare di Springfield e per un solo, leggendario episodio (“Homer alla battuta”), allenatore della squadra di softball della sua azienda, impegnata in una sfida divenuta leggenda contro la squadra della centrale nucleare della confinante Shelbyville, di proprietà del miliardario Aristotele Amadapoulos.

Pep Guardiola vs Luton Town 84′
byu/bootman22 insoccer

I fan dei Simpson hanno la scena impressa nella memoria. Durante la partita, nel momento in cui si rende conto che tutte le superstar della Mlb che ha ingaggiato appositamente per battere il rivale Amadapoulos – il vincente si porta a casa un milione di dollari, questo l’accordo – sono finite tutte quante vittime di incidenti uno più assurdo dell’altro, e constatato il fatto che le uniche disponibili sono Darryl Strawberry e Don Mattingly (quest’ultimo però viene cacciato in malo modo da Burns perché rifiuta di tagliarsi i basettoni che tanto lo fanno imbestialire) il signor Burns decide di chiamare finalmente alla battuta Homer. Rimasto in panchina dopo l’arrivo delle superstar – in particolare quello di Strawberry, per questo beccato dai cori del pubblico springfieldiano, dove per pubblico springfieldiano si intende il solo Bart Simpson – Homer è pronto a regalare la vittoria ai suoi colpendo un home run con la sua mazza magica, ricavata dal tronco di un albero distrutto da un fulmine. Ma prima di poter andare a battere, Homer è costretto ad ascoltare una serie di lunghissime ed estenuanti indicazioni del suo allenatore e datore di lavoro, il signor Burns. Quando quest’ultimo comincia a spiegargli il significato dei gesti che userà per fargli capire cosa fare in campo («Se voglio una palla smorzata mi toccherò la cintura non una, non due ma tre volte»), il cervello di Homer comincia a vagare e la sua mente si perde al pensiero del pacco di patatine che lo aspetta a casa. Congedato il signor Burns con un enfatico «Sissignore!», Homer si reca alla battuta senza avere idea di cosa vogliano dire gli strampalati gesti che l’allenatore gli sta facendo.

La somiglianza tra le movenze del signor Burns e quelle di Guardiola non salterà immediatamente all’occhio, ma osservando attentamente si vedono nei loro corpi gli stessi scatti d’energia, la stessa chiarezza d’intenti, la stessa precisione tattica. Certo, gli interlocutori non sono gli stessi, fortunatamente per Guardiola. Diamo per scontato infatti che i giocatori del City siano più ricettivi rispetto alle indicazioni gestuali del loro allenatore rispetto al battitore della squadra della centrale nucleare di Springfield Homer Simpson. Che, comunque, quella battuta la portò a casa, facendosi colpire in fronte dalla palla e regalando così la vittoria ai suoi. Ulteriore prova del fatto che certi gesti degli allenatori funzionano. A Springfield come a Manchester.