Per le Nazionali sudamericane, le amichevoli in Europa sono diventate fondamentali

È una questione di allenamento, di abituarsi a certe partite in vista dei Mondiali.

Da anni, ormai, si discute sui break internazionali nel mezzo della stagione calcistica per club, sull’opportunità – anche se sarebbe meglio dire inopportunità – di fermare campionati e coppe pur di far giocare delle gare di qualificazioni agli Europei o ai Mondiali. Oppure, ancora peggio, delle gare amichevoli in giro per il mondo. Basta pensarci un attimo: quanto saranno contenti Guardiola, Xabi Alonso e Ancelotti – tre allenatori in corsa per vincere i rispettivi campionati – di lasciare andare i loro giocatori argentini, brasiliani o africani per delle partite senza significato? Risposta: poco, pochissimo. Il punto, però, è che le Nazionali hanno davvero bisogno di queste partite. Per tanti motivi.

Ne ha scritto Espn in questo articolo, citando soprattutto il caso delle Nazionali sudamericane. A cominciare dal Brasile, che dal 2006 al 2022 è stato eliminato dai Mondiali tutte le volte che ha affrontato una squadra europea nella fase a eliminazione diretta – Francia 2006, Olanda 2010, Germania 2014, Belgio 2018, Croazia 2022. Avrete già intuito di cosa stiamo parlando: in Brasile questa serie di sconfitte è diventata una specie di ossessione, e così i vari commissari tecnici che si sono succeduti hanno sempre spinto affinché la Seleção potesse giocare più spesso contro Nazionali del Vecchio Continente. Secondo i brasiliani, l’unico modo per abituarsi e per prevenire nuove sconfitte è proprio allenarsi a disputare certe gare. Ed è per via di tutto questo che il Brasile inaugurerà il suo nuovo ciclo tecnico, con Dorival Junior sulla panchina, affrontando Inghilterra e Spagna.

Sull’organizzazione di queste amichevoli, spiega ESPN, pesa il riavvicinamento tra UEFA e CONMEBOL, le due confederazioni calcistiche più importanti del mondo. Un altro aspetto significativo riguarda il calendario. Che, semplicemente, non offre molte altre occasioni: la scomparsa della vecchia Confederations Cup ha cancellato qualsiasi incrocio possibile tra Europa e Sud America al di fuori della fase finale dei Mondiali – da questo elenco si può tranquillamente escludere la gara secca della Finalissima, ovvero la Coppa Intercontinentale tra i vincitori degli Europei e della Copa América. L’unica opportunità, quindi, consiste nell’organizzare delle amichevoli nei break FIFA in cui non ci sono gare ufficiali. I numeri, in questo senso, sono significativi: dal 2018 a oggi, anche causa pandemia, le amichevoli transcontinentali sono state soltanto 17; nel break che sta per iniziare, invece, ne sono state organizzate dieci. E coinvolgeranno non solo il Brasile, ma anche Cile (che sfiderà Albania e Francia), Colombia (Spagna e Romania) e Paraguay (atteso da una controversa amichevole in Russia).

Infine, ma non per importanza, bisogna tener conto dell’appeal commerciale di queste amichevoli. Dell’impatto economico che possono avere questi match. Ragioniamo per un attimo anche nel senso inverso, dall’Europa verso l’America: in questo break il Venezuela e l’Ecuador affronteranno l’Italia negli Stati Uniti, e per entrambe le Nazionali si tratta di un evento molto importante. Anche nell’ottica dei tanti emigranti venezuelani, ecuadoriani e italiani che vivono negli USA. L’unica eccezione è rappresentata dall’Argentina, che inizialmente avrebbe dovuto affrontare delle squadre africane in Cina, ma invece ha deciso di rimanere nel suo continente, per affrontare El Salvador e Costarica. Anche il Perù ha deciso di seguire l’esempio della Selección, e infatti affronterà Nicaragua e Repubblica Dominicana. Ecco, forse ora è più chiaro perché le Nazionali sudamericane hanno così tanto bisogno di affrontare le Europee.