Il momento in cui Luka Modric ha portato il Real Madrid alla finale di Champions, ancora una volta

Il suo recupero su Pavlovic, all'85esimo minuto, ha impedito al Bayern di andare in vantaggio di due gol.

Real Madrid-Bayern è una di quelle partite decise dai dettagli, dalle piccole cose che poi hanno un peso enorme: un gol nei minuti di recupero, un calcio di punizione guadagnato a pochi secondi dalla fine, un salvataggio sulla linea, un recupero di un giocatore di 38 anni che sradica il pallone dai piedi dell’attaccante avversario solo davanti al portiere e pronto a firmare la rete del 2-0 con cui la sua squadra otterrà la qualificazione alle finale di Champions League. Quest’ultimo esempio è volutamente molto dettagliato, perché è ciò che ha fatto Luka Modric all’85esimo minuto della partita contro il Bayern, quando il 20enne centrocampista bavarese Pavlovic stava già pregustando il gol che avrebbe inclinato definitivamente la qualificazione verso la squadra di Tuchel.

Ricostruiamo l’azione: su un calcio d’angolo in favore del Real, il pallone viene respinto dalla difesa del Bayern; Brahim Díaz sbaglia lo stop, consentendo a Thomas Müller di rubargli il possesso e di portare palla fino al cerchio di centrocampo. Qui però Müller commette un errore: invece di servire in profondità Pavlovic, che avrebbe campo libero davanti a sé, il suo passaggio è direzionato (male) verso Davies, che per non perdere il pallone è costretto a fermare la corsa e a toccare quel tanto che basta per l’accorrente Laimer. Anche questo è un errore: Laimer cerca (stavolta sì) Pavlović, bravissimo a non finire in fuorigioco, solo che il suo passaggio è troppo lungo, e allora il centrocampista del Bayern deve allargare la corsa invece di procedere dritto verso Lunin. E in questo momento, quando Pavlović sta per controllare la sfera prima del tiro, arriva un uomo con i lunghi capelli biondi e la maglia bianca: Luka Modric, che è partito dalla bandierina — da dove aveva battuto il calcio d’angolo da cui è partita l’azione — e si è fatto 80 metri di campo per togliere il pallone a un avversario di 18 anni più giovane. L’intera sequenza, che probabilmente non trovate negli highlights di una partita incredibile, la potete vedere qui sotto:

Il resto della partita è storia nota. Vuoi per la 18esima finale di Champions League raggiunta dal Real Madrid, vuoi per la rimonta incredibile nei minuti di recupero, per la presunta buona stella di Carlo Ancelotti o per la “favola” di Joselu, che segna una doppietta a 33 anni con la maglia della sua squadra del cuore e le regala il passaggio del turno. Di questo, dei fatti oggettivi e delle statistiche, si parla, si è parlato e si parlerà anche in futuro. Ma anche il recupero di Modric è un pezzo importante, anzi enorme, nella storia della partita: pensare che un giocatore di 38 anni, con 30 trofei in bacheca, sia il primo a rincorrere l’avversario per consentire alla sua squadra di rimanere in partita e poi di ottenere il passaggio del turno, per altro nell’ambito di una coppa che lui ha già vinto ben cinque volte, è l’ennesima dimostrazione della sua grandezza. Non che ce ne fosse bisogno, ma nei dettagli Luka Modric ha fugato ogni dubbio.