Lo scorso 19 maggio, durante l’ultima giornata della Ligue 1, tutti i giocatori delle 18 squadre del massimo campionato francese sono scesi in campo con un logo contro l’omofobia al centro delle proprie magliette. Tutti tranne uno, il centrocampista del Monaco e della nazionale del Mali Mohamed Camara, 24 anni, che ha anche segnato un gol su calcio di rigore nella vittoria per 4-0 dei monegaschi — alla fine secondi in classifica dietro al Paris Saint-Germain — contro il Nantes. Sulla maglietta di Camara, infatti, il messaggio era coperto da un vistoso strato di scotch.
Oggi la commissione disciplinare della Ligue de Football Professionnel, la Lega calcio francese, ha squalificato Camara per quattro giornate per essersi rifiutato «di realizzare una o più azioni di sensibilizzazione sulla lotta contro l’omofobia». Il direttore generale del Monaco, Thiago Scuro, ha commentato la decisione dicendo: «La rispettiamo. Ci aspettavamo una sanzione, perché come club non eravamo d’accordo con quello che ha fatto. Non faremo appello». Scuro ha aggiunto che Camara verrà anche sanzionato internamente: «Ne abbiamo già parlato con lui. Chiaramente riceverà una sanzione. Abbiamo reagito immediatamente». Già nei giorni scorsi, il Monaco aveva preso le distanze dal gesto del suo centrocampista spiegando in un comunicato ufficiale: «Il Monaco non sostiene l’iniziativa del calciatore e non intende assisterlo nella commissione disciplinare».
Mohamed Camara è stato invece difeso dalla Federcalcio del suo Paese, il Mali, «nell’esercizio della sua libertà d’espressione. I giocatori sono cittadini come tutti gli altri i cui diritti fondamentali devono essere tutelati in ogni circostanza». In Mali, Paese a stragrande maggioranza musulmana, l’omosessualità non è tollerata in nome dei valori religiosi e tradizionali, anche se non sono in vigore sanzioni penali.