Mario Balotelli tutto o niente, un’ultima volta

Il Genoa ha deciso di puntare su di lui: è un'operazione suggestiva, dal potenziale altissimo. Ma potrebbe anche finire male, anche perché il personaggio non conosce le mezze misure.

Dopo una ventina di giorni di trattative, Mario Balotelli è diventato un giocatore del Genoa. Fortemente voluto dall’allenatore Alberto Gilardino e dal presidente Alberto Zangrillo per tamponare l’emergenza in attacco dovuta agli infortuni, ha firmato un contratto fino a giugno 2025, sembra da circa 300 mila euro netti, con dei bonus legati alle presenze, con la clausola di poterlo rescindere a gennaio al verificarsi di certe condizioni. Il tutto a quasi quattro anni di distanza dall’amara esperienza al Brescia, dal suo ultimo passaggio nei cieli della Serie A.

Ma che fine aveva fatto Supermario? Negli ultimi mesi, reduce dalla seconda esperienza nel campionato turco, Balotelli aveva scelto di allenarsi in solitaria nel centro sportivo di un paese vicino a Brescia, aspettando una chiamata da una squadra italiana. Intervistato da DAZN più o meno un mese fa, ha raccontato di essersi preparato come non faceva da anni, di aver recuperato totalmente da infortuni e acciacchi vari, di essere in grande forma, di aver fatto dei progressi a livello mentale, rivolgendosi a uno psicologo. E anche di aver avuto sfortuna nelle sue avventure in Turchia, dove comunque ha segnato tanto, e in Svizzera, tra società sull’orlo del fallimento e ambienti compromessi. Durante una diretta su Twitch, poi, ha sbottato, provocato da uno streamer: «È una promessa: quando firmerò, io questa Serie A te la smonto». Ed ecco che Alberto Gilardino ha pensato a lui in un momento da incubo per l’attacco della sua squadra, con ben cinque giocatori infortunati (Ekuban, Vitinha, Messias, Malinovsky e Ankeye). L’ex centravanti della Nazionale conosce bene Supermario, con cui ha condiviso lo spogliatoio in passato. E infatti ha affermato, sicuro di sé: «Balotelli ha quella motivazione, quel fuoco dentro che serve per fare bene. Se viene a Genova con la volontà di mettersi in discussione, sarà un valore aggiunto. Noi ce lo auguriamo». Ma come si inserirà il nuovo acquisto nella formazione rossoblu?

Il Genoa gioca con il 3-5-2 e al momento ha solo due attaccanti disponibili, Andrea Pinamonti e Jeff Ekhator. Quindi ci si aspetta che, almeno all’inizio, Balotelli possa essere l’alternativa a Thorsby, il giocatore che Gilardino al momento adatta come seconda punta. Probabilmente, però, l’allenatore del Genoa coltiva l’idea di schierare Supermario e Pinamonti insieme, come coppia d’attacco fissa. Il problema è che si tratterebbe di due prime punte, quindi teoricamente uno dei due dovrà fare la seconda – ed è verosimile che sarà Balotelli, meno mobile di un tempo ma con un bagaglio tecnico più ampio di Pinamonti. Supermario ha già giocato da esterno a destra e a sinistra, anche con buoni risultati, ma praticamente mai a sostegno del centravanti. Sarà interessante forse anche divertente, capire se e come potranno convicere.

In carriera, il sistema di gioco con cui Balotelli ha reso di più è stato il 4-3-3, lui era al centro dell’attacco e le sue squadre lo sgravavano da compiti difensivi, lasciandogli la libertà di concentrarsi sulla finalizzazione, su uno spicchio di campo ridotto. Con il tempo, infatti, Supermario è diventato un attaccante più statico, che si muove quasi solo in funzione del gol, che serve di meno i compagni e gioca pochi palloni nella trequarti. La capacità realizzativa, però, è rimasta intatta. Anzi, è migliorata: Supermario tira di meno rispetto al passato, ma lo fa con più efficacia. D’altronde, parliamo di un giocatore che, stando ai dati di Transfermarkt, mette insieme 210 reti segnate in 495 presenze da professionista in squadre di club.

Balotelli ha esordito in Serie A, con la maglia dell’Inter, nel 2007. In Serie A, considerando anche le esperienze con Milan e Brescia, ha messo insieme 141 presenze e 52 gol complessivi (New Press/Getty Images)

Al Genoa, quindi, Balotelli sarà davanti a una sfida: occupare una zona del campo più ampia, dovrà segnare ma anche dialogare con Pinamonti e con il resto della squadra – a sua volta chiamata a servirlo e a metterlo in condizione di calciare in porta. Dovrà farlo senza innervosirsi, leggendo i momenti della partita, contribuendo a tutte le fasi di gioco, mettendo da parte pretese e protagonismi. Magari abbassando la media di cartellini ricevuti, piuttosto alta (155 ammonizioni e 14 espulsioni in carriera, di cui nove dirette). Un’altra tessera del puzzle dei prossimi mesi, riguarderà il rapporto con l’allenatore: come detto, Gilardino ha voluto fortemente Balotelli al Genoa. E allora Supermario, da parte sua, naturalmente deve augurarsi che Gilardino resti saldo in panchina o che un eventuale successore lo consideri allo stesso modo. 

Infine c’è l’aspetto legato alla piazza: il Genoa ha un tifo caldo, che si fa sentire, che sta vicino alla squadra. Balotelli ha già dimostrato di sapersi calare in realtà simili trovando una grande intesa con il pubblico, come per esempio è successo ai tempi di Nizza. Allo stesso modo, però, in altri momenti della sua carriera ha sofferto le critiche e le contestazioni dei tifosi, che ne hanno condizionato il rendimento. Sarà quindi importante che scocchi la scintilla tra Supermario e la Gradinata Nord, anche perché il Genoa deve lottare per salvarsi e potranno esserci momenti difficili, in cui bisognerà tenere duro e compattarsi. Soprattutto se consideriamo che la squadra di Gilardino al momento occupa il terzultimo posto in classifica dopo aver raccolto appena due punti nelle ultime sette partite. 

Balotelli, quindi, sa bene la stagione che lo attende. Nella migliore delle ipotesi, diventerà un capopopolo, l’equivalente di quello che Cassano è stato per la Sampdoria, guiderà il Genoa a una salvezza tranquilla, osannato dai suoi tifosi, apprezzato da tutti gli altri per i lampi di classe. Se le cose dovessero andare male, invecem Supermario a gennaio si ritroverà svincolato, dopo aver fallito l’ultimo tango. Dopo aver illuso, e deluso definitivamente, chi credeva ancora in lui. A metà, ci sono tante sfumature e vie di mezzo che però, guardando la storia di Balotelli, non sono mai state il pezzo forte della casa.