Tutti gli allenatori del mondo vorrebbero avere Ángel Correa in panchina

L'attaccante argentino è uno specialista dei gol da subentrato.

Quando Ángel Correa ha segnato il gol decisivo di PSG-Atlético Madrid 1-2, i tifosi dei Colchoneros – ma anche coloro che segono con attenzione la Liga e la Champions League – avranno certamente provato una sensazione di déjà vu – “Ecco di nuovo Correa che si alza dalla panchina e segna nel recupero”, o una cosa del genere. In questo caso non c’è niente di strano o di sbagliato: i dati, inoppugnabili e incontrovertibili, dicono che Correa è un calciatore spesso decisivo quando viene messo dentro negli ultimi minuti delle partite dell’Atleti. Ma quali sono questi numeri? Eccoli qui: il numero 10 colchonero ha segnato 21 gol in Liga dopo aver sostituito un suo compagno, e solo quattro giocatori in tutta la storia del campionato spagnolo (Cristhian Stuani, Julio Salinas, Leo Messi e Álvaro Morata) hanno messo insieme una cifra uguale o superiore; la quota si alza fino a 25 gol se consideriamo anche le gare di Champions League (tre gol da subentrato) e di Copa del Rey (uno). Al di là delle quantità, anche il peso di certi gol di Correa è piuttosto significativo: qualche settimana fa, quindi prima della notte di Parigi, l’attaccante argentino aveva permesso all’Atlético di pareggiare il derby con una rete siglata al minuto 90′, ovviamente dopo aver preso il posto di Conor Gallagher.

Correa è un giocatore importante nella storia dell’Atlético Madrid: ha accumulato 437 gare ufficiali in tutte le competizioni da quando è arrivato nel 2014, ha segnato 83 volte, ha vinto tre trofei (la Liga 2021, l’Europa League 2018 e la Supercoppa Europea 2018). Sarebbe dunque ingeneroso ridurre la sua dimensione a quella di supersub, ma al tempo stesso è praticamente inevitabile. Simeone, infatti, lo ha sempre considerato un po’ come il dodicesimo titolare dell’Atleti, e anche in questo caso i numeri sono piuttosto indicativi: Correa conta 28 presenze da titolare e 46 da subentrato  in Champions League, mentre in Liga ha giocato 165 volte dall’inizio e in 150 gare è entrato dalla panchina.

Secondo quanto scrive il quotidiano Diário As, Correa non sarebbe felicissimo della sua condizione di panchinaro di lusso: vorrebbe che Simeone gli desse più fiducia dall’inizio, vorrebbe essere più centrale nel progetto dell’Atlético Madrid. Non è la prima volta che l’attaccante argentino fa trapelare una certa insofferenza per la sua condizione, qui per esempio c’è un altro articolo simile pubblicato da ABC. Allo stesso tempo, però, c’è da dire che certi numeri significheranno pure qualcosa. Banalmente: se Correa è così decisivo quando entra a gara in corso, vuol dire che Simeone legge bene le partite e sa sfruttare le qualità del suo numero 10. È una sorta di paradosso, a pensarci bene. Anche lo stesso Simeone ne è perfettamente consapevole: «Correa è speciale. Quando entra, succedono sempre delle cose. Litighiamo spesso perché vorrebbe giocare di più, ma quando entra in campo dalla panchina riesce quasi sempre a cambiare la squadra, l’andamento della partita. È molto importante, è come se fossimo in 12». Non c’è molto altro da aggiungere.