Le trasferte di campionato del Las Palmas sono un incubo logistico

Tra le Canarie alla Spagna continentale ci sono più di 2500 chilometri. E così ogni partita fuori casa diventa una specie di piccola odissea.
di Redazione Undici 06 Dicembre 2024 alle 16:45

Cosa succederebbe se il Milan e l’Inter dovessero giocare a Mosca ogni quindici giorni? Come gestirebbero un viaggio e una trasferta in una città che dista più di 2mila chilometri? Beh, la risposta a queste domande è semplice: basta fare come fa da sempre il Las Palmas, che gioca in Liga ma ha sede alle Isole Canarie. Ovvero a una distanza di 2175 chilometri, in linea d’aria, da Barcellona. Abbiamo citato Barcellona perché ESPN, in questo lungo e bellissimo reportage, ha raccontato proprio l’ultima trasferta della squadra gialloblu in Catalogna, culminata con un indimenticabile successo per 2-1 nello stadio di Montjuic, successo che ha permesso al Las Palmas di mettersi a +2 sulla zona retrocessione. Giusto per dare restituire la dimensione storica di questa vittoria: era 53 anni che il Las Palmas non riusciva a vincere in casa del Barça.

Diego Martínez, allenatore del club canario, ha spiegato che «l’enorme distanza che ci separa dalla Spagna continentale influenza tutto ciò che facciamo con i giocatori: allenamento, intensità del lavoro pre e postpartita, il recupero e l’alimentazione dei giocatori, ovviamente il loro umore. Anche per questo evitiamo di ricordare quanto sia sfiancante organizzare e vivere trasferte così lunghe: se rimugini su tutti i  che facciamo, ti senti ancora più stanco». L’unico modo per riuscire a venire a capo di questo rompicapo è la programmazione: i coach che si occupano della preparazione atletica hanno dichiarato di «organizzare tutto al millimetro». E non solo: hanno creato una sorta di protocollo che permette ai giocatori di continuare a restare attivi, attraverso micro-stimoli e analisi continue del loro bioritmo. Così è come se si allenassero anche durante le lunghe ore di volo che devono sobbarcarsi per arrivare in Spagna. Meglio se avviene in charter, naturalmente, ma non può andare sempre in questo modo.

PerchP, naturalmente, bisogna tener conto dell’aspetto economico: il dirigente del Las Palmas che si occupa di organizzare i viaggi, Ruben Fontas, ha raccontato che «a volte noleggiamo dei charter, ma cerchiamo di farlo il meno possibile. Cerchiamo di utilizzare i voli di linea, costano meno ma  è difficile acquistare i biglietti giusti, incastrare questo tipo di procedura con l’organizzazione della Liga». Anche perché, banalmente, non stiamo parlando di un gruppo di amici che va a farsi un weekend, piuttosto di un club di un grande campionato europeo. Difficile pensare che possano muoversi meno di 45-50 persone, per una quota bagagli di 750 chili. «E a volte acquisto anche qualche biglietto extra», ha aggiunto Fontas. «Non si sa mai».

Oltre i voli, naturalmente, vanno gestiti anche il vitto e l’alloggio per questa carovana di persone. Inoltre, come se non bastasse, bisogna trovare e prenotare una sistemazione in cui, nel caso, è possibile allenarsi. Per la trasferta di Barcellona è stato trovato un hotel a circa 110 chilometri di distanza da Barcellona. E allora occorre organizzare anche il trasferimento in pullman verso lo stadio. Ecco, al Las Palmas anche questa operazione semplicissima diventa complessa. Non impossibile, ok, ma complessa. E infatti il club canario possiede due bus, uno sulla sua isola e uno che gira tutta la Spagna continentale. E che, quindi, viene messo in strada e utilizzato quando la squadra gioca in trasferta. Sì, quello che state pensando è vero: si tratta di un gigantesco incubo logistico.

Dopo la partita contro il Barcellona, il Las Palmas è rimasto nel Continente: non aveva senso tornare alle Canarie, visto che tre giorni dopo avrebbero affrontato l’Europa – un’altra squadra catalana, però di quarta divisione – in un turno a eliminazione diretta di Copa del Rey. In condizioni del genere, i problemi organizzativi si sono moltiplicati: «Abbiamo dei protocolli fatti su misura per noi», racconta il tecnico Martínez. «Di solito quando giochiamo in trasferta abbiamo tempo per tornare a casa e recuperare, ma stavolta è diverso: dobbiamo adattarci a un nuovo hotel, a nuove strutture di allenamento, i nostri dirigenti hanno dovuto farsi carico di problemi enormi». Anche i più insospettabili, tra cui: dove è stato fatto il bucato con le maglie e i pantaloncini dopo la gara col Barcellona? E soprattutto: chi l’ha fatto? I dirigenti del Las Palmas sanno e sanno fare anche questo, anche perché non hanno alternative.

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