Anche se lo sanno in pochi, potremmo dire nessuno, mercoledì 18 dicembre 2024 sarà un giorno importante per il calcio mondiale: la FIFA, infatti, assegnerà la Coppa Intercontinentale e quindi il titolo mondiale per club relativo all’anno solare che sta per terminare. A giocarselo saranno il Real Madrid e il Pachuca, squadra messicana, in una sfida secca che si giocherà a Lusail, in Qatar. No, non avete letto male e non siamo diventati iper-nostalgici: quest’anno, seppur nascosta tra gli squilli di fanfare per la nascita del nuovo Mondiale per Club a 32 squadre che si terrà nell’estate 2025, è stata ripristinata la cara e vecchia Coppa Intercontinentale. Solo con una nuova (e assurda) formula.
Ma andiamo con ordine, partendo dalla definizione stessa di Coppa Intercontinentale: con questa denominazione, nell’arco di tempo tra il 1960 e il 2004, è stato identificato un trofeo che si svolgeva ogni anno e che eleggeva la squadra di club campione del mondo. Il titolo per partecipare era la vittoria delle due competizioni continentali più importanti del mondo, ovvero la Coppa dei Campioni/Champions League e la Copa Libertadores. Dal 2005, la FIFA ha sostituito la Coppa Interncontinentale – organizzata in origine da UEFA e CONMEBOL – con il Mondiale per Club, manifestazione con format aperto anche a tutte le altre squadre capaci di imporsi nella coppa principale del proprio continente, vale a dire la Champions League africana, quella asiatica, ecc. Quando qualche mese fa il Mondiale per Club è diventato un torneo a cadenza quadriennale ed è stato ufficialmente allargato a 32 squadre, le confederazioni continentali hanno espresso il desiderio di far competere annualmente i loro migliori club, com’era avvenuto fino a quel momento. Ed è qui, in questo punto del processo, che alla FIFA è venuto in mente di ripristinare la vecchia Coppa Intercontinentale.
Rispetto alla versione classica, però, ci sono stati dei cambiamenti sostanziali. Eccoli, spiegati in breve: oggi la Coppa Intercontinentale in realtà è un Mondiale per Club a eliminazione diretta, in cui il club campione d’Europa (il Real Madrid per l’edizione 2024) è direttamente qualificato alla finale in gara unica. Prima dell’ultimo atto, si sono già giocati dei turni preliminari tra tutte le altre squadre che hanno vinto il titolo continentale messo in palio dalla loro federazione. Il percorso, anche se sembra assurdo, è iniziato a settembre: nella città di al-‘Ayn, Emirati Arabi Uniti, si è giocato lo “Spareggio Coppa Africa-Asia-Pacifico” tra Al-Ain e Auckland Cit, finito 6-2 per la formazione araba; a fine ottobre, al Cairo, si è disputata la Coppa Africa-Asia-Pacifico, e l’Al-Ahly ha battuto l’Al-Ain per 3-0; l’11 dicembre, a Dohs, si è giocato il “Derby delle Americhe”, in cui il Pachuca ha battuto il Botafogo per 3-0; tre giorni dopo, sempre a Doha, il Pachuca ha battuto ai rigori l’Al-Ahly nella “Challenger Cup”, acquisendo così il diritto di sfidare il Real Madrid nella finale in gara unica. È un po’ contorto, così com’è contorto immaginare che in sei mesi verranno assegnati due titoli di campioni del mondo per club. Ma il calcio di oggi, come dire, è contorto di per sé.