I momenti subito dopo un gol sono una parte importantissima dello showbusiness calcistico, e non solo da oggi. In questo senso basta pensare all’impatto globale dei tanti Siiiuuuuum di Cristiano Ronaldo, ma anche a tante altre esultanze diventate iconiche prima e dopo il dominio del fuoriclasse portoghese – l’aeroplanino di Montella, tanto per fare un esempio antico ma vicino al nostro contesto. L’ultima tendenza, e a pensarci bene era inevitabile, sta nella trasformazione di questi gesti in qualcosa di definito, di istituzionalizzato. Per dirla breve: in marchi registrati e quindi protetti da copyright. Sono sempre di più i giocatori che hanno deciso di fare questo passo formale: oltre a Ronaldo e a Messi, per cui pensare a questo tipo di operazione era praticamente un dovere, negli ultimi mesi e settimane è venuto il turno di Kylian Mbappé, Cole Palmer, Dani Olmo.
Come spiega beIN Sports in questo articolo, la procedura – seguita da Dani Olmo, ma anche dagli altri calciatori che militano in Europa – parte dalla registrazione dell’esultanza in questione presso l’ Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale (EUIPO): in questo modo, chi acquista e quindi detiene i diritti di quel particolare gesto se ne assicura lo sfruttamento esclusivo in tutti i Paesi dell’Unione. Il periodo di sfruttamento esclusivo è pari a dieci anni, e copre un’ampia gamma di categorie di prodotti: abbigliamento sportivo e accessori, giocattoli e videogiochi, articoli di lusso e cosmetici.
In pratica, quindi, nessun produttore di palloni da calcio, di videogiochi o di abiti può utilizzare l’immagine di un calciatore che si indica l’orologio al polso (come fa Dani Olmo dopo ogni gol), oppure che si scalda le braccia con le mani (come fa Palmer quando esulta). Allo stesso tempo, naturalmente, le società che fanno capo a Olmo e a Palmer potranno creare prodotti o contenuti che richiamano quei gesti così particolari, così iconici. E quindi, di conseguenza, potranno guadagnare dei soldi, oltre che – naturalmente – rafforzare l’immagine dei giocatori in questione. Insomma, registrare un’esultanza come un marchio è una strategia commerciale ma anche di marketing, di personal branding. E il fatto che sia sempre più diffusa, come dire, alimenta l’idea che sia una cosa funzionale, intelligente, remunerativa.