Fino a qualche anno fa, pensare a João Félix in Italia sarebbe stata una specie di utopia. Per un motivo molto semplice: stiamo parlando di un calciatore per cui l’Atlético Madrid ha speso 127 milioni di euro, una quantità di denaro impensabile per il Milan e per qualsiasi altro club di Serie A. Certo, anche allora – era il 2019 – ci furono un po’ di discussioni su questo prezzo così elevato, sull’opportunità di raggiungere certe cifre. Ma in fondo João Félix era considerato uno dei talenti più promettenti del calcio mondiale, scommettere tutti questi soldi su di lui aveva un senso. L’Atlético decise di fare, subito dopo l’addio di Griezmann in direzione-Barcellona, un grande investimento sul presente e sul futuro.
Oggi, si può dire dire, le prospettive sono un po’ cambiate: a Madrid João Félix ha vissuto dei periodi di luce abbagliante, ma non è mai stato davvero convincente. Poi è passato dal Barcellona e dal Chelsea, dove non è riuscito a togliersi di dosso l’etichetta di calciatore incostante e quindi incompiuto. Certo, stiamo parlando di due club in cui è facile che i calciatori, anche se talentuosi, finiscano per farsi inghiottire dagli equivoci e dal caos circostanti. E quindi, si pul dire, a João Félix non è stato offerto il contesto ideale per imporsi nel modo giusto. Ma anche lui, l’attaccante portoghese, ha faticato a ritagliarsi un ruolo chiaro e una dimensione definita: troppo gracile per giocare da prima punta, troppo poco dinamico per rendere bene da esterno alto. E troppo poco incisivo nel ruolo ibrido di seconda punta.
Questa piccola odissea personale, al di là di una divisione realistica di colpe e demeriti, ha abbassato un po’ il valore percepito di João Félix. Lo ha indotto a cercare il rilancio altrove, in una realtà diversa. Per dirla brutalmente: l’allure del calciatore e del personaggio resta, va verificato quale potrà essere il suo reale impatto tecnico. Da questo punto di vista, il prestito al Milan rappresenta un’occasione importantissima. Sia per il giocatore che per la squadra rossonera. Intanto perché stiamo parlando di un club di primissimo livello, che giocherà il playoff di Champions League – l’accoppiamento col Feyenoord, inoltre, può far sperare in un approdo agli ottavi – e che comunque ha una storia gloriosa, un enorme appeal internazionale. In questo senso basterebbe pensare che João Félix, da qui a qualche ora, potrà esibirsi in un stadio storico come San Siro: una cosa che non capita a molti giocatori. I benefici andranno anche nella direzione inversa: João Félix ha solo 25 anni e resta una star del calcio mondiale, una colonna della Nazionale portoghese, un atleta riconoscibile in tutto il mondo e che genererà grande fermento dentro e fuori l’ambiente rossonero. Insomma: l’impulso generato dal suo arrivo al Milan, almeno a livello mediatico, sarà enorme.
Dal punto di vista tecnico, il discorso va approcciato e approfondito in maniera differente. È inevitabile pensare che João Félix debba andare a inserirsi in un reparto, quello dei trequartisti/esterni offensivi, già abbastanza affollato: in questo momento, infatti Sergio Conceição ha a disposizione Rafa Leão, Pulisic, Chukwueze e Sottil. Senza considerare tutti gli altri giocatori – Musah, Loftus-Cheek, Reijnders, Jiménez – che hanno già giocato e quindi possono rigiocare dietro la prima punta. Non è il caso di fare giri di parole: João Félix ha scelto di unirsi al Milan senza avere il posto da titolare assicurato, soprattutto se consideriamo che i giocatori più forti e più riconoscibili della squadra rossonera (Leão, Pulisic, Reijnders) sono dei suoi potenziali concorrenti per un posto in campo dal primo minuto. Di conseguenza, è necessario che il portoghese sia davvero in condizioni ottimali, altrimenti rischia di passare più tempo in panchina che in campo.
In teoria, naturalmente, un calciatore come João Félix – un trequartista raffinato e intelligente, un acceleratore di manovre offensive – non avrebbe alcun problema a impadronirsi dello slot di seconda/sotto punta alle spalle di Giménez o di Abraham. Anzi, in realtà sarebbe proprio il profilo che manca nell’organico di Conceição. In fondo, come detto in precedenza, stiamo parlando di un giocatore dal talento raro, di una gemma fin troppo brillante per non essere estratta. Il punto è che quel João Félix, negli ultimi anni, è un po’ sfiorito. I sei mesi al Milan (il Chelsea l’ha ceduto ai rossoneri in prestito secco) serviranno a capire che margini ci sono per poterlo recuperare. Le potenzialità per un grande ritorno, a pensarci bene, ci sono davvero tutti.