La Coppa di Francia è fatta per aiutare i piccoli club a battere le grandi

Negli ultimi anni, la formula del torneo è stata cambiata più volte per agevolare i risultati a sorpresa. E funziona.
di Redazione Undici 25 Febbraio 2025 alle 16:52

Oggi è il giorno dei quarti di finale di Coppa di Francia. Si giocano, tutte alle ore 21, le seguenti partite: Angers-Reims, Cannes-Guingamp, Brest-Dunkerque e Stade Briochin-Paris Saint-Germain. Chi mastica un po’ di calcio francese avrà già notato che, su otto squadre qualificate, ce ne sono solo quattro di Ligue 1: il PSG, il Brest, l’Angers e il Reims. Le altre quattro arrivano da Ligue 2 (Guingamp e Dunkerque) e addirittura dalla National 2, la quarta divisione della piramide calcistica locale (Cannes e Stade Briochin). Ora è inevitabile chiedersi: com’è possibile? O meglio: la struttura e la formula della Coupe di France influiscono sui risultati della Coupe de France? La risposta a questa domanda è questa: sì, stiamo parlando di un torneo costruito per aiutare i piccoli club a battere le grandi. Per generare l’effetto-sorpresa.

In questo articoloThe Athletic ha fatto tutto un elenco di fatti e motivazioni che sostengono questa realtà fattuale, quella per cui il format della Coppa di Francia favorisca i piccoli club. È un discorso di approccio e di storia: tutto inizia nel 1989, l’anno in cui sono stati aboliti gli scontri andata e ritorno in favore delle gare secche a eliminazione diretta. Sempre dal 1989 a oggi, poi, è stata istituita una regola molto particolare: nel caso in cui due squadre accoppiate dal sorteggio abbiano due o più categorie di differenza, la partita in questione si gioca automaticamente in casa del club di divisione inferiore. In questo modo, di fatto, le società meno blasonate risultano favorite. E non è tutto: nel 2020, anche per rispondere al nuovo contesto imposto dalla pandemia, sono stati aboliti i tempi supplementari. Oggi le partite finiscono al 90esimo e poi si passa direttamente ai rigori, un’ulteriore condizione che agevola le squadre di livello e valore inferiore: banalmente, devono resistere mezz’ora in meno rispetto al passato. Infine, ma non in ordine di importanza, i club di Ligue 1 entrano in gara ai 16esimi di finale: un turno che si disputa in pieno inverno, al ritorno dalla pausa di metà stagione.

Nel 2018, un club di terza divisione – Les Herbiers – ha emulato l’indimenticabile storia del Calais 99/2000, cioè ha raggiunto la finale di Coppa di Francia. Intervistato da The Athletic, l’allenatore protagonista di quell’impresa, Stéphane Masala, ha detto che «una squadra di Ligue 1 è più facile da affrontare rispetto a una che viene dalla terza, quarta o quinta divisione: un top club che è appena entrato nel torneo e rischia di sottovalutare una partita del genere. Invece un gruppo di semiprofessionisti o di dilettanti gioca certe gare alla morte, inoltre è pieno di entusiasmo perché reduce da cinque o sei turni superati. Così è più facile che si verifichino delle sorprese». Ecco, questo è il senso di tutto il discorso: la Coupe de France è pensata e si svolge in modo che si verifichino dei risultati inattesi. Perché i club di divisione inferiore restino in gioco il più a lungo possibile. Certo, resta difficile che arrivino fino alla fine o a vincere, l’albo d’oro delle ultime dieci edizioni dice che il PSG ha vinto sette volte, mentre il resto dei trofei se lo sono spartiti Rennes, Nantes e Tolosa. Magari anche quest’anno finirà come al solito, con Marquinhos che alza la coppa al cielo. Ma prima, come dire, sono successe delle cose che non ci aspettavamo. Delle cose divertenti, quindi.

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