Il Le Havre si è salvato, al minuto 100′ dell’ultima giornata di campionato, con un rigore a cucchiaio

Abdoulaye Touré ha azzardato la giocata più rischiosa di tutte. E alla fine ha avuto ragione.

Coraggio, follia, incoscienza, la definizione potete darla voi. Quello che ha fatto Abdoulaye Touré, centrocampista del Le Havre, ha dell’incredibile. Prima di tutto, inquadriamo il momento. Minuto 99′ dell’ultima giornata di Ligue 1, la sua squadra si gioca la permanenza nel massimo campionato francese. Se vince, si salva, altrimenti deve passare per lo spareggio con il Metz che ha chiuso terzo in Ligue 2. L’avversario è decisamente complicato: si tratta dello Strasburgo, che ha bisogno di almeno un punto per centrare uno storico piazzamento europeo. E la gara, come se non bastasse, si gioca proprio in casa del Racing.

Dopo diversi minuti di revisione in sala VAR, viene concesso un rigore per gli ospiti. La partita fino a quel momento è stata già abbastanza agonica: lo Strasburgo era scappato due volte con Santos e Nanasi, per essere ripreso prima da un penalty sempre di Touré e poi, al 70esimo, da Casimir. Per quanto Touré fosse un eccellente rigorista e sentisse tutta la fiducia del mondo – come detto, aveva trasformato un penalty uno pochi minuti prima più altri otto gol nel corso della stagione – nessuno si poteva immaginare la pazza idea che gli è passata per la mente. Come si dice “Mo’ je faccio er cucchiaio” in francese?  “Là, je vais lui faire une panenka”. Esatto, un panenka, come in Spagna, in onore di Antonín Panenka, il centrocampista ceco che per primo ha inventato la giocata nella finale degli Europei 1976 contro la Germania.

Questo, più modestamente, valeva una salvezza, ma il risultato è stato lo stesso, un tocco morbido sotto la traversa di Petrovic. Rigore realizzato, triplice fischio, 2-3 finale e Le Havre salvo, con lo Stade Reims costretto allo spareggio. «Avevo un’unica idea: far entrare il pallone in porta. Ho posato il pallone e sapevo che avrei fatto un pallonetto. Mi sono detto che, per la storia, sarebbe stato bello. E al limite, se l’avessi sbagliato, saremmo comunque andati allo spareggio», ha spiegato Touré dopo il match. Effettivamente, come ragionamento, non fa una piega. Il pensiero di avere comunque un’altra possibilità ha sicuramente inciso nella decisione. «Alla fine il pallone è entrato, ed è meglio così per noi, per la squadra, per il club», ha aggiunto. «È stato un campionato palpitante, chiudere in questo modo è la cosa più bella».

Il Le Havre ha dovuto lottare contro tutto e tutti: un gol annullato per fuorigioco millimetrico, un palo colpito e due svantaggi nel corso del match. Ma la squadra non si è mai arresa. «La chiave è stata crederci sempre. Anche se siamo andati sotto due volte, sapevamo di poterla ribaltare e così è stato» ha concluso il giocatore franco-guineano. Retrocesso nel 2009, il club normanno ha impiegato 14 anni per tornare il Ligue 1 e non aveva alcuna intenzione di abbandonarla dopo appena una stagione. La giocata di Touré ha fatto comprensibilmente esplodere i tifosi blumarini che hanno accolto la squadra all’aeroporto di Octeville intorno alle tre del mattino. Lì è partita la festa per tutti ma specialmente per Touré che si è decisamente guadagnato un posto nella storia del club.

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