La scommessa sul mercato non ha pagato, e adesso per l’Aston Villa ci saranno un bel po’ di problemi

Rashford, Asensio, Malen. Tutti arrivati a gennaio, con il club in all-in per centrare la Champions League: sfumata la qualificazione all'ultima giornata, ora i Villans si ritrovano in deficit per oltre 100 milioni di euro.

Può un solo punto cambiare la storia di un club? Nel caso dell’Aston Villa, rischia proprio di essere così. Perché, capitolando a Manchester all’ultima giornata, in casa di uno United che non aveva più nulla da chiedere alla sua disastrosa annata specie dopo la delusione europea, la squadra di Emery ha mancato il suo unico vero obiettivo stagionale: il pass per la prossima Champions League. E se in termini sportivi c’è poco da recriminare a una compagine che si è battuta fino alla fine non da favorita, in una bagarre serratissima risolta al fotofinish, le implicazioni patrimoniali di quei 66 punti in classifica – gli stessi del Newcastle, finito quinto per differenza reti favorevole – si profilano inquietanti. Se non da smobilitazione, da forte ridimensionamento.

Il problema di fondo è che oggi l’Aston Villa deve fare i conti con un disavanzo post tasse da oltre 100 milioni di euro. Che in buona parte – era questa la grande scommessa del club – sarebbero stati assorbiti in caso di partecipazione alla massima competizione europea, tra bonus e incassi al botteghino. Ma l’Europa League non garantirà analoghi ritorni di liquidità. E per rispettare i parametri di sostenibilità finanziaria imposti dalla Premier, sarà necessario vendere molti pezzi pregiati della rosa. Senza escludere nemmeno gli ultimi arrivi.

A gennaio, per aggiungere carte al mazzo di Emery, erano sbarcati a Birmingham rinforzi dal nome significativo: Donyell Malen, Andrés Garcia, Marcus Rashford, Marco Asensio e Axel Disasi. In parte sostenuti dalle cessioni a cifre importanti di Durán e Philogene, per oltre 100 milioni complessivi. Ma l’Aston Villa si trascinava già una serie di affanni patrimoniali, cioè il prezzo necessario per proiettare una squadra ascensore del calcio inglese in un top club di rango europeo. Il percorso sul campo è stato netto, e tutto sommato ha richiesto poche stagioni di ascesa. Eppure non è bastato a compensare il pesante scollamento economico.

Anche nell’annata appena conclusa, il mercato di riparazione ha portato senz’altro i suoi effetti benefici: fino a inizio aprile, a sorpresa i Villans erano ancora in corsa su tutti i fronti. Una triathlon notevole, sfilacciatosi però nelle ultime battute – oltre al sesto posto in campionato, l’amara eliminazione dalla Champions ai quarti e dalla FA Cup in semifinale. E così, per molti dei protagonisti recenti al Villa Park presto arriveranno i saluti. In prima linea, anche per far cassa, sembra esserci un portierone come il Dibu Martínez. Sul piede di partenza anche Morgan Rogers, promettente attaccante inglese. Poi Rashford e Asensio (dopo appena sei mesi). E pazienza se la maggior parte delle loro le prestazioni si sono rivelate tutt’altro che negative.

La priorità dell’Aston Villa ora è chiaramente la sopravvivenza, la ricerca di una nuova stabilità societaria. E se questo vorrà dire qualche annata di transizione, abbassando l’asticella, i tifosi dovranno farsene una ragione. Con tutti i rimpianti del caso: un solo pareggio in più e la storia di Watkins e compagni avrebbe potuto prendere tutt’altra piega. Verso quella Champions League onorata anche quest’anno, fino a mettere paura al PSG. Veri e propri what if esistenziali.

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