Sta per iniziare il nuovo Mondiale per Club, espanso per la prima volta a 32 squadre e in programma negli USA dal prossimo 14 giugno al 13 luglio, quindi le polemiche diventano sempre più alte, sempre più forti. L’ultima –ma solo in ordine di tempo, in attesa della prossima – è quella che sta coinvolgendo la Liga e l’AFE, acronimo di Asociación de Futbolistas Españoles, praticamente il sindacato dei giocatori spagnoli. In ballo non c’è solo la data di inizio del prossimo campionato spagnolo di prima divisione, ma un principio che tocca le fondamenta del gioco e del concetto stesso di lavoro: il diritto dei calciatori a riposare, recuperare e non essere schiacciati da un’agenda sempre più insostenibile. Una questione di natura sia etica che fisiologica, quindi.
Secondo il contratto collettivo in vigore, i giocatori devono poter usufruire di almeno 21 giorni consecutivi di riposo tra una stagione e l’altra. Ma se Real e Atlético Madrid – le due squadre spagnole che giocheranno negli States – dovessero spingersi fino alla finale del torneo Mondiale per Club, in calendario per il 13 luglio, non ci sarebbero i tempi tecnici per potersi ripresentare all’inizio della Liga. Che, per la prossima stagione, è fissato per il 17 agosto. La proposta della Liga è quella di posticipare le prime partite dei due club solo in caso di accesso alle semifinali; l’AFE, invece, chiede che il rinvio venga gisposto già in caso di qualificazione agli ottavi, a tutela della salute fisica e mentale dei giocatori.
Il presidente della LaLiga, Javier Tebas, ha definito il Mondiale per Club una «interferenza esterna», lamentando che una competizione FIFA stia ora condizionando pesantemente il calendario di un campionato nazionale. Ma le sue parole riflettono soprattutto un malessere più profondo, oltre che più esteso: la sensazione che il sistema calcio sia diventato una macchina sbilanciata, per cui le esigenze commerciali delle istituzioni internazionali rischiano di compromettere l’equilibrio sportivo e fisico degli atleti. Tanto per fare un esempio: l’Inter, per esempio, si appresta a disputare una stagione che potrebbe toccare quota 66 partite — record assoluto per un club europeo. Già certa della partecipazione al nuovo Mondiale per Club, la squadra nerazzurra ha chiuso l’annata 2024/25 con 59 gare disputate. Se dovesse arrivare in finale al Mondiale per Club, toccherebbe quota 66.
In questo scenario, quindi, l’AFE rappresenta una voce di resistenza razionale, che chiede il rispetto di diritti elementari, come il riposo e la protezione della salute – sia fisica che mentale – dei caclciatori. Le sue richieste — che le squadre coinvolte nel Mondiale inizino LaLiga non prima del 24 agosto, e che le gare vengano recuperate in date praticabili come il 27 agosto o il 3 dicembre, in corrispondenza dei turni iniziali di Coppa del Re — sono proposte logiche, eppure già osteggiate da un sistema che non ammette flessibilità. E che è sempre più vicino a un punto di rottura.
Leggi anche
- Il Mondiale per Club sta portando via un bel po’ di giocatori agli Europei Under 21
- Il Mondiale per Club è un torneo oscuro e controverso, ma l’idea non è completamente da buttare