Passato lo spavento. Nessun ribaltone nel calcio francese, nessuna retrocessione per il Lione. Che resta in condizioni fragili, precarie ma non abbastanza per pagare con la perdita della categoria. È questa la decisione della commissione federale d’appello, dopo che la medesima Direzione nazionale controllo di gestione (DNCG) aveva in un primo momento tolto il posto in Ligue 1 al prestigioso club transalpino. Determinanti, per il rovesciamento della sentenza, gli avvicendamenti ai vertici societari: evidentemente sufficienti, secondo l’organo di sorveglianza, per garantire la sostenibilità sportiva dell’Olympique. E dunque rispettare il verdetto del campo.
Per la squadra allenata da Fonseca, naturalmente cambia tutto. Niente più retrocessione shock, ma una stagione alle porte da disputare su tutti i consueti fronti. Anche l’Europa League, in virtù del sesto posto maturato nel campionato appena concluso. Non solo: al Lione verranno richiesti dei requisiti per monte ingaggi e spese di mercato, senza tuttavia alcun blocco alle trattative. «Ringraziamo la commissione per aver riconosciuto l’ambizione della nostra nuova dirigenza, determinata a garantire una gestione scrupolosa in futuro», ha commentato il club che fino a pochi giorni fa faceva capo a John Textor. Lo stesso magnate in sella al Crystal Palace, contestualmente ceduto di recente.
Basterà il quadro attuale per garantire anche agli inglesi – qualificati grazie alla vittoria della FA Cup – la partecipazione all’Europa League? La sensazione che si fa largo tra gli addetti ai lavori è che oggi diventa più difficile di ieri. Perché entrambi i club hanno registrato importanti novità dirigenziali tali da poter risolvere il conflitto di proprietà e relativa indipendenza, ma questo scenario dovrà essere accertato in via definitiva dalla UEFA. E qualora non fosse così, in Europa League ci andrebbe solo il Lione per via del miglior piazzamento in campionato.
A Londra restano sull’attenti. E gli avvocati del Palace sono già pronti a fare qualunque ricorso necessario. Senza ammettere contentini: per salvare capra e cavoli, qualcuno starebbe pensando a una sorta di retrocessione interna alle gerarchie della Premier. E cioè, in Europa League ci andrebbe il Nottingham mentre il Crystal Palace – che mai ha disputato una coppa europea nella sua storia – slitterebbe in Conference. Soluzione tecnicamente percorribile. Se non fosse che Eze e compagni non sono proprio dello stesso avviso – e il club insieme a loro. Tanto più dopo lo scampato pericolo da parte del Lione, che ha avuto a disposizione una finestra temporale piuttosto indulgente per poter riorganizzare le proprie finanze. Mentre il Palace, per presentare la nuova struttura societaria in ottemperanza alle direttive UEFA, non ha avuto alcuna proroga rispetto alla data canonica dello scorso 1 marzo. “Perché ci dobbiamo rimettere solo noi?”. Domanda legittima.