La NBA sta pensando davvero a un’espansione (e sì, tutti stanno pensando proprio ai Seattle Super Sonics)

La lega di basket americana valuta l'introduzione di due nuove franchigie, e per ragioni diverse non potrebbero essere che a Seattle e a Las Vegas.
di Redazione Undici
17 Luglio 2025

Più che una suggestione, è un piano a medio termine. I segnali c’erano dentro e fuori dal campo, ora arrivano anche le parole di Adam Silver: la NBA è pronta a valutare l’inserimento in pianta stabile di due nuove franchigie. «Stiamo analizzando tutti i fattori economici e non economici dell’espansione”» ha ammesso il commissario di lega. «Nulla è stato ancora deciso, nemmeno in termini di orizzonte temporale. Certo è che siamo a un livello di indagine di mercato mai così approfondito nel passato recente». E il basket americano può davvero iniziare a pensare ancora più in grande.

L’ultima espansione risale al 2004, quando la NBA passò da 29 a 30 squadre con l’inserimento dei Charlotte Bobcats. Da allora molte cose sono cambiate. Gli stessi Bobcats non esistono più – rimpiazzati dagli Hornets di ritorno da New Orleans, mentre in Louisiana si sono al contempo affermati i Pelicans. Ma lo spostamento più notevole è stato quello che ha portato alla sparizione, 15 anni fa, di una piazza storica come Seattle: da lì in poi al posto dei SuperSonics – vincitori dell’anello nel lontano 1979 – hanno iniziato a giocare i Thunder. Però a Oklahoma City, a circa 2500 km di distanza – più o meno la stessa che c’è fra Venezia e Mosca. Come a chiusura di un cerchio, proprio quest’anno i Thunder di Shai si sono laureati per la prima volta campioni NBA.

Nel frattempo però Seattle non ha mai smesso di sognare il grande ritorno. Si tratta di una comprovata città di basket, dal sicuro ritorno di pubblico e di prestigio. A questa si potrebbe poi aggiungere Las Vegas, per cui sono già state avviate le prove generali disputando alla T-Mobile Arena le prime due edizioni dell’NBA Cup. Più l’All-Star Game nel lontano 2007, che a oggi resta l’unico caso in cui il main event di metà stagione si è svolto al di fuori di una città sede di una franchigia NBA. Sono inoltre positivi i riscontri che arrivano dagli altri sport. A Seattle già giocano i Sounders – partecipanti al Mondiale per Club di calcio appena concluso – e poi i Seahawks in NFL, i Mariners nel baseball e dal 2018 anche i Kraken nell’hockey su ghiaccio. Mentre Las Vegas è nel pieno di una vera e propria ascesa: la prima franchigia di rilievo risale appena al 2017 – i Golden Knights, nell’hockey – e poi a stretto giro si sono aggiunti i Raiders (football) e dal 2028 arriveranno anche gli Athletics (MLB). Insomma, sulle due città candidate poche incertezze.

Resta però da capire la disponibilità delle franchigie NBA esistenti. Un’espansione da 30 a 32 squadre aumenterebbe il giro d’affari complessivo, ma vorrebbe anche dire più concorrenti con cui spartirsi la torta fra diritti televisivi e ritorni di marketing. Per questo Silver al momento non si sbilancia e ripete «valuteremo attentamente». Senza contare che la lega sta studiando come piantare radici anche in Europa, sempre nell’ottica di una monopolizzazione del basket su scala globale. Non è questione di se, ma di come e quando. Nel dubbio, a Seattle e a Las Vegas si comincia a lucidare il parquet.

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