Sei mesi deludenti al Milan. Esperienza trascurabile al Chelsea. E ora nuova avventura alla corte di Cristiano Ronaldo: a nemmeno 26 anni, la carriera di João Félix discende già verso l’Arabia. C’entrano i soldi, perché non si finisce all’Al-Nassr senza faraonico contratto annesso. C’entra lo smarrimento tecnico di un giocatore predestinato e mai del tutto sbocciato. Ma soprattutto, c’entra sua maestà CR7. Sempre più sceicco fra gli sceicchi. Gioca, segna, trascina il marketing e gestisce il calciomercato. Dopo il rinnovo di contratto, all’asso portoghese è stato garantito un ampio potere decisionale. E i primi segnali sono sotto gli occhi di tutti: dapprima Jorge Jesus come nuovo allenatore, poi João Félix per fare reparto in attacco. Entrambi connazionali, e nemmeno questo è un caso.
Il futuro del classe ’99, dopo gli ultimi sei mesi in Serie A, non era affatto scontato. Anzi: suonavano forte le sirene del Benfica, la squadra che l’aveva consegnato al calcio e che ora sognava un ritorno in grande stile, per alzare l’asticella anche a livello europeo. Tentazione legittima. Poi però è arrivata la telefonata di Cristiano: “Non ci andare, vieni qui da noi”. Rifiutare il Portogallo per amor di Portogallo. La Nazionale. Perché l’argomento forte del capitano dev’essere suonato più o meno così: giochiamo insieme per questa stagione, affiniamo l’intesa sul campo e arriviamo carichi per gli Stati Uniti. Dove fra meno di un anno andrà in scena il Mondiale – l’ultimo per Ronaldo, salvo clamorosi colpi di scena. E dunque un ct pratico e vincente come Roberto Martínez, incensato a Lisbona dopo il trionfo in Nations League, andrà tentato con un pacchetto offensivo irrifiutabile – anche perché talento e concorrenza non mancano, se mettiamo da parte l’aura senza pari del 40enne.
A questo punto João Félix ha capito. E l’Al-Nassr ha fatto il resto, dichiarandosi pronto a pagare al Chelsea una cifra molto vicina a quei 52 milioni sborsati dai Blues soltanto lo scorso agosto – un affare, visto il rendimento recente del giocatore. Ha dunque prevalso la ragione di stato. E di Cristiano: per continuare la sua avventura in Saudi League, l’unica vera condizione posta dal campione era fare di tutto per arrivare ai Mondiali nella forma e nel modo migliori possibili. Così ecco la prima scelta in panchina e quella per l’attacco. Pian piano i pianeti cominciano ad allinearsi. Con l’assenso aggiuntivo dell’Al-Nassr: vincere aiuta a vincere e CR7 resta ossessionato dalla vittoria. Che sia a Monaco di Baviera, in mezzo al deserto o al New York New Jersey Stadium. Sempre con João Félix al proprio fianco.