Per lungo tempo a Londra c’è stata una grande convinzione: se la Nazionale femminile inglese non vince, nonostante possa vantare il campionato di gran lunga più competitivo d’Europa – rispetto alla Premier League maschile il divario è ancora più ampio –, è per la mancanza di una guida tecnica in grado di compiere il salto di qualità. Dunque andava trovata, messa sotto contratto, lasciata lavorare con tutta la pazienza del caso. E mai scelta si rivelò migliore di Sarina Wiegman, reduce da un quinquennio d’oro sulla panchina dei Paesi Bassi. Nei successivi quattro anni, l’Inghilterra ha conquistato due Europei – l’ultimo l’altra notte –, ritrovandosi a sua volta nel più florido periodo della sua storia. A fare la differenza in Svizzera, nel torneo appena concluso, sono stati i dettagli: minuti di recupero, rigori segnati e parati. Ma soprattutto chi, ancora una volta, si ritrova sul tetto del continente.
Se tre indizi sono proverbialmente una prova, per Wiegman in realtà il dato è ancora più impressionante. Perché considerando anche i trascorsi a capo delle Oranje, dal 2017 in poi ha vinto tre Europei consecutivi inframezzati da due secondi posti mondiali – nel 2019 la sua Olanda si inchinò per 2-0 ai fortissimi Stati Uniti, quattro anni più tardi vide esultare di misura la Spagna ai danni dell’Inghilterra: se la vendetta è un piatto che va servito freddo, provare una rivincita europea ai calci di rigore. In altre parole, negli ultimi cinque grandi tornei disputati, in finale è sempre arrivata una squadra di Sarina Wiegman. Praticamente una decennale costante. Senza precedenti sia nel calcio femminile, sia in quello maschile.
Anche da calciatrice Wiegman era stata una pioniera del movimento. Ex centrocampista, aveva i capelli corti ed era cresciuta giocando contro i ragazzi – ostinazione necessaria, se erano gli anni Ottanta-Novanta e una bambina sognava il pallone, fosse pure all’Aia e nei Paesi Bassi progressisti. Nel 2001 è diventata la prima olandese di sempre a centrare il traguardo delle 100 presenze in Nazionale. Poi ha iniziato una lunga gavetta da allenatrice, studiando da vicino l’Eredivisie maschile e gli avanguardistici vivai olandesi, augurandosi un giorno di “portare le donne allo stesso livello”. L’occasione d’oro arriva nel 2016, rilevando la panchina della Nazionale ad interim senza lasciarla più.
La congiuntura è perfetta: un anno dopo le Oranje ospitano l’Europeo e Wiegman le guida alla vittoria in pompa magna, davanti al pubblico di Enschede. Poi quell’argento a Francia 2019, torneo spartiacque – per visibilità e professionalità – del calcio femminile. Ne fanno il candidato ideale per l’Inghilterra, che l’aspetta per disputare a sua volta l’Europeo in casa. E altro trionfo, il primo di sempre a Londra e dintorni. Con Wiegman in panchina, Alessia Russo e compagne si riscoprono schiacciasassi, sfiorando il bis ai Mondiali australiani. Un ko che sembra minare un po’ di certezze: quest’estate in Svizzera il debutto è stato in salita e da lì in poi l’Inghilterra avrà sempre un piede fuori dal torneo. Ma non fallirà più un colpo.
Ed è proprio nella vittoria più recente che si vede tutta l’efficacia del “metodo Wiegman”. Profilo basso, gran comunicazione, franchezza verso le proprie giocatrici e spiccata capacità nel farle sentire importanti a prescindere dal minutaggio. Per Wiegman non esistono panchinare: sono tutte potenziali finisher. Cioè quelle saette che entrano e ti risolvono la partita. Una volta dopo l’altra. A 15′ dalla fine dei quarti contro la Svezia, l’Inghilterra era sotto 2-0: Michelle Agyemang segnerà il gol del 2-2 da subentrata e ai rigori vinceranno le leonesse dopo averne sbagliati tre dei primi quattro – senza dubbio, la fortuna aiuta gli audaci. Stessa mossa in semifinale contro l’Italia, ahinoi, e stesso esito, con l’Inghilterra a festeggiare di rigore ai supplementari – chi si era procurata il penalty decisivo? Beth Mead, altra subentrata. Dunque la finale, contro la favoritissima Spagna. Di nuovo Inghilterra in svantaggio, di nuovo rimonta dal dischetto dopo aver sbagliato il primo della serie. Ghiaccio nelle vene per fare la storia. E ripeterla. Dirige Sarina.