In Scozia hanno assunto degli addestratori di piloti per aiutare gli assistenti al VAR

L'obiettivo è quello di aumentare la capacità dei direttori di gara di mantenere la calma e una corretta comunicazione in una situazione di forte pressione.
di Redazione Undici
30 Luglio 2025

La correttezza e la puntualità nella decisione della sala VAR sono uno dei grandi argomenti di discussione del calcio moderno. Quante volte, anche solo considerando l’ultima Serie A, abbiamo assistito a polemiche e lamentele, soprattutto di allenatori e dirigenti, sull’applicazione, le tempistiche e anche l’equità di un provvedimento arrivato da Lissone, sede del VAR in Italia. Le domande erano sempre le stesse, dal classico “che ci sta a fare il VAR?” al sempre attuale “ma come è possibile che non se ne siano accorti?”. Ecco, per provare a dare almeno una parziale risposta ed evitarsi inutili baruffe, in Scozia hanno pensato di aumentare il livello tecnico degli assistenti al VAR pescando dal mondo dell’aereonautica.

La notizia pare buffa, ma è tutto vero. La Federcalcio scozzese, la SFA, ha ingaggiato degli esperti di aviazione che si occupano della formazione dei piloti per migliorare la comunicazione tra gli ufficiali VAR in vista della nuova stagione. Willie Collum, responsabile arbitrale della SFA, ha rivelato che i principali direttori di gara del Paese hanno partecipato a un incontro con due piloti che li hanno aiutati a mantenere la calma in situazioni di alta pressione. L’obiettivo è migliorare la comunicazione tra gli ufficiali al centro VAR e quelli presenti negli stadi, in vista dell’inizio della Scottish Premier League, previsto per sabato. «Queste due figure di alto livello nel Regno Unito, che formano i piloti, ci hanno parlato della comunicazione in cabina di pilotaggio in situazioni estremamente difficili, sotto forte stress» ha spiegato Collum alla BBC Scotland.

Il sistema VAR è in funzione in Scozia da quasi tre anni e Collum è al suo secondo anno alla guida degli arbitri. «Per i piloti si tratta di vita o di morte, qualcuno direbbe che anche nel calcio è così – ha scherzato – dobbiamo lavorare duramente con i nostri team nel centro VAR su come comunicano, su come si concentrano e tengono un approccio razionale. Questo è il livello a cui puntiamo. Vogliamo migliorare e faremo tutto il possibile». Collum ha affermato che l’argomento principale dell’incontro è stato il dialogo efficace. Non si tratta semplicemente di parlarsi, ma di specifiche modalità di interazione. «Un esempio: il VAR poneva domande aperte all’AVAR (assistente al VAR), senza guidarlo o influenzarlo, in modo che potesse esprimere la propria opinione. Sono aspetti davvero fondamentali» ha ricordato Collum.

C’era bisogno di un lavoro come questo da quelle parti, specie prima di quest’annata, in cui entreranno in vigore delle modifiche al regolamento. La prima riguarda la palla a terra, la drop ball. Quando il pallone colpiva l’arbitro, il possesso veniva assegnata alla squadra che lo deteneva prima dell’interruzione. Ora invece andrà alla squadra che avrebbe ottenuto il possesso se la palla non avesse colpito il direttore di gara. Se l’episodio avviene nell’area, la palla è sempre del portiere. Oltre al doppio tocco sul rigore che, dopo il caso Julián Alvarez, verrà ripetuto in ogni caso, ci sarà la regola degli otto secondi, una nuova norma contro le perdite di tempo. Se un portiere non rilascia il pallone entro otto secondi, si assegna un calcio d’angolo contro la sua squadra. Se un avversario interferisce o ostacola deliberatamente, si assegna una punizione indiretta. Infine cambieranno anche i rapporti con l’arbitro: tutti i giocatori possono parlare con lui, ma solo il capitano può farlo nei momenti chiave. Se il capitano è un portiere, verrà designato un altro calciatore di movimento per interagire con il direttore di gara.

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