È una delle prerogative con cui si costruiscono gli stadi moderni. Sempre più in città, sempre più polifunzionali, con spazi confortevoli da adibire a piacimento. I club calcistici che decidono di rinnovare o costruire i nuovi impianti partono da questo ragionamento: lo stadio deve vivere durante la settimana, non solo nei giorni di partita. Per questo deve essere raggiungibile facilmente con i mezzi pubblici, avere un’ampia zona parcheggi e di facile orientamento a livello logistico, anche senza steward o addetti alla sicurezza che indirizzano le persone. Principi assolutamente validi per non erigere delle cattedrali nel deserto, ma come accendere queste strutture nei giorni feriali? Semplice, affittandole alle aziende per feste, lanci promozionali o eventi di ogni tipo.
In Spagna lo hanno capito da tempo. Come analizzato dal quotidiano sportivo As, quasi tutti i club hanno compreso questa semplice questione economica. L’affitto degli stadi potrebbe finire per pagare i giocatori del futuro. «Una gestione efficiente degli impianti permetterà di acquistare nuovi calciatori» ha rivelato al giornale Jaime Blanco, direttore dell’ufficio club della Liga. Le società si sono messe al lavoro per sfruttare un aspetto che avevano un po’ trascurato: monetizzare gli stadi anche in giorni senza partita, dando loro vita quasi tutto l’anno. «Ci sono club, come l’Atlético Madrid che organizzano più di 200 eventi» spiega Blanco. I colchoneros sono tra i più avanti in questo aspetto e tra i pochi in grado di competere con la Premier League, dove un club organizza tra gli 80 e i 100 eventi all’anno. In questo senso, avere uno stadio praticamente nuovo di pacca come il Metropolitano, aiuta parecchio.
Da qui la scommessa sul ringiovanimento degli impianti spagnoli. «Prima del Plan Impulso, l’età media degli stadi era di 40 anni, entro il 2027 sarà di 20» ha stimato Blanco. Gli investimenti in infrastrutture potrebbero raggiungere i quattro miliardi di euro. «L’obiettivo è migliorare l’esperienza dei tifosi e aumentare i ricavi – ha sottolineato – Gli stadi non devono essere solo un’icona cittadina dove si giocano 18 partite a stagione, ma spazi polifunzionali. E non parlo solo di concerti. Ci sono molte altre fonti di guadagno: cambiare il manto erboso costa una follia. I club non guardano solo al mercato musicale: c’è chi affitta la sala stampa, chi organizza team building con partite amichevoli, chi gira spot pubblicitari. Lo scorso anno i club hanno organizzato 500 eventi a pagamento in giorni senza partita, quest’anno siamo già a 620».
Ma i futuri acquisti non si pagheranno solo con questa nuova vita degli stadi, ma anche con la strategia del match day. Sempre più persone, infatti, vanno allo stadio: nella stagione 2024-25, la Liga ha battuto il record con 17,3 milioni di spettatori (+7,5% rispetto all’anno precedente). Di questi, 11,2 milioni in Primera División e 6,1 in Segunda (+21,3%). Il calcio attira e i ricavi crescono. I guadagni legati alle partite si aggirano sui 700 milioni di euro (quasi 70 in più rispetto alla stagione 2022-23). C’è ancora margine di miglioramento: in Premier si arriva addirittura a 1.060 milioni. Tuttavia, la Spagna ha uno svantaggio rispetto a Premier e Bundesliga: il divieto di vendere alcolici negli stadi. «All’estero i bar incassano 8-10 volte di più a persona» ha calcolato Blanco.
Nonostante ciò, la Liga cresce su due fronti: l’hospitality, un’esperienza esclusiva per soddisfare diversi tipi di tifosi e gli abbonamenti, dove si sta incentivando la cessione temporanea per chi non riesce ad esserci ogni weekend. In questo modo club rivende il biglietto e divide il ricavato con il tifoso. Una pratica passata da 19 squadre nel 2022-23 a 30 nel 2024-25, generando 11,6 milioni di euro extra. In Italia, come al solito, siamo lontani da questo concetto. La Fiorentina ha creato qualcosa di simile al Viola Park, il moderno centro sportivo di Bagno a Ripoli, la cui sala principale viene messa a disposizione di imprese e associazioni del territorio. Il progetto per la costruzione del nuovo stadio di Inter e Milan, al vaglio negli ultimi giorni, va in questa direzione, ma è ancora troppo poco rispetto a quanto fatturato in Inghilterra, Germania o Spagna. È anche su questi aspetti che si gioca la competitività futura della Serie A.