Gli stipendi dei calciatori saranno ridotti del 25% in caso di retrocessione in Serie B

Più che un incentivo per i giocatori, una necessità per i club scesi di categoria intenti a riequilibrare la bilancia costi-ricavi.
di Redazione Undici 05 Agosto 2025 alle 19:27

Il premio salvezza diventa uno scampato pericolo. Innanzitutto sul fronte contrattuale: dalla prossima stagione – per i contratti firmati a partire dal 2 settembre 2025 –, i calciatori di Serie A, in caso di retrocessione, vedranno un taglio automatico di un quarto del proprio stipendio. Una novità significativa, implicitamente in grado di cambiare le dinamiche della lotta per evitare la Serie B. A partire dagli incentivi: d’ora in poi, i giocatori di una piccola avranno un interesse economico aggiuntivo a non mollare fino all’ultima partita di campionato. Per i club invece si configura un doppio sospiro di sollievo, a fronte del tracollo dei ricavi dovuto al salto di categoria: il ben noto “paracadute” finanziario erogato dalla Lega Serie A sarà dunque rafforzato da un’importante riduzione del monte ingaggi, pari al 25%, che contribuirà a bilanciare il contemporaneo calo degli introiti.

La modifica normativa è presente nel nuovo contratto collettivo firmato dalla Lega Serie A e dall’Associazione Italiana Calciatori, previo via libera della FIGC. “In caso di retrocessione della squadra in Serie B, la Retribuzione Fissa è automaticamente ridotta del 25%”, si legge nel testo (articolo 5.2, comma 7). “La riduzione decorre dalla stagione sportiva immediatamente successiva a quella in cui si verifica la retrocessione e permane per quelle eventualmente successive, salvo il caso di una nuova promozione in Serie A che comporterà il ripristino del livello retributivo originario”. Dunque viene contestualmente preservata anche l’ambizione dei calciatori a risalire di categoria, allineando ancora una volta gli incentivi economici e quelli sportivi. Viene comunque concessa una certa libertà di manovra alle parti in causa: qualora un club e un giocatore volessero accordarsi diversamente, senza determinate riduzioni o modifiche sull’ingaggio, restano autorizzati a farlo.

Secondo Ezio Simonelli, presidente della Lega Serie A, questo intervento rappresenta “un passaggio di grande rilievo per il nostro sistema calcistico. “Un’intesa che assume un valore storico sia per il merito dei contenuti, sia per il metodo con cui è stata raggiunta: un percorso di confronto costruttivo, sviluppato nel tempo con spirito di responsabilità e visione comune”, in cui alle istanze delle società ha fatto seguito l’attenzione degli atleti – ritrovarsi con uno stipendio fuori budget, all’interno di un progetto sportivo divenuto meno sostenibile, non è una situazione ideale nemmeno per loro. Per questo, insiste Simonelli, “l’obiettivo resta quello di contribuire a un sistema sempre più solido, equo e sostenibile, in cui le esigenze dei club e dei calciatori possano trovare sintesi nel comune interesse della tutela e della crescita del movimento”.

Durante le ultime stagioni si era già assistito a iniziative volontarie di questo tipo, con club e atleti a trovare l’intesa per una clausola analoga a quanto previsto dal nuovo contratto collettivo – sempre con l’intenzione di riequilibrare la complessa bilancia costi-ricavi, “sfasata” rispetto alle tempistiche sportive di una retrocessione. La grande differenza è che oggi l’opzione individuale diventa un sistema automatico. E questo potrebbe davvero semplificare la facoltà di fare calcio ad alti livelli. Con gioie e dolori annessi, per una salvezza centrata o mancata. Ma se non altro, anche con maggiori tutele economiche.

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