Con il nuovo corso post Mbappè, Messi e Neymar, è cambiata la gestione non solo tecnica ma anche manageriale del Paris Saint-Germain. Da quando ha liberato le sue stelle, il club ha scelto un approccio legato ai temi della gioventù, della riscoperta dell’identità francese, del multiculturalismo e del mondo urban. Anche lo sponsor tecnico, molto streatwear, ne è un esempio. In quest’ottica, quindi, quale miglior occasione per aprirsi al mondo del rap e dell’hip-hop, una scena musicale che da sempre va fortissimo in Francia.
Come analizzato da L’Équipe, il primo segnale di questa tendenza è stato dato da Franglish, protagonista di molti festival estivi, il cui video “La Foule” è stato condiviso sui social del PSG nel giugno 2024. Da allora Yorssy è intervenuto a settembre sul canale Twitch della squadra, SDM ha tenuto un concerto prima del calcio d’inizio contro l’Olympique Marsiglia, lo scorso 16 marzo, Naza ha intervistato alcuni giocatori ad aprile e il trionfo europeo di Monaco contro l’Inter è stato accompagnato da una serie di iniziative: lo show di Franglish prima della proiezione pubblica al Parco dei Principi, inviti VIP a Monaco per SDM e Tiakola, pubblicazione del brano “Ici c’est Paris” di Booba e Blessd.
Alcuni osservatori spiegano questa “frenesia” con l’influenza crescente del marchio Snipes, specializzato in streetwear, vicino al movimento hip-hop e partner del PSG dal settembre 2024. «Questa evoluzione fa parte di un movimento culturale globale che il PSG ha avuto l’intelligenza di accompagnare», ha rivelato Victoria Mendy-Martinez, consulente del club per la urban culture al giornale francese. «Quando si vede che Tiakola, molto amico di diversi giocatori della nazionale francese, si associa a Nike, e che media specializzati in rap come Booska-P si interessano ormai allo sport, si capisce che in questi ultimi anni i mondi del rap e del calcio hanno imparato a fidarsi l’uno dell’altro» ha detto Mendy-Martinez.
Per questo, il PSG afferma che «questa vicinanza non è orchestrata in modo artificiale, ma è autentica, organica». Al punto che alcuni rapper oggi sono percepiti come ambasciatori non ufficiali della squadra di Luis Enrique, anche se ognuno vive questo ruolo in modo diverso. «Se possiamo contribuire alla visibilità del club attraverso i nostri testi, le nostre parole, è perfetto. Lo facciamo in modo spontaneo, senza cercare visibilità» ha confessato uno dei rapper più emergenti della scena, Timal, mentre Franglish ha rivendicato la sua libertà d’espressione: «Quando denuncio le violenze sugli Champs-Élysées dopo la vittoria del PSG in Champions, lo faccio spontaneamente, perché mi hanno scioccato, non perché mi sento in qualche modo responsabile nei confronti del club».
Franglish ha sempre mantenuto un tono misurato quando si esprime pubblicamente sul PSG, a differenza di Booba, che ha attaccato spesso Mbappé sui social. Allo stesso tempo, emergono alcune tensioni nella comunità hip-hop sul ruolo da dare agli artisti non parigini che vogliono avvicinarsi al PSG. È il caso di Ashe 22, originario di Lione, apparso ad aprile con una maglia dello sponsor tecnico del Paris (in un’operazione con la società Savoir-Faire Paris), che ha specificato come la sua squadra del cuore resti l’Olympique Lione, ma che segua «da vicino il PSG da anni. Se un giorno mi invitassero a esibirmi all’intervallo di una partita, accetterei con piacere. Un tale onore non si rifiuta.»
Da parte sua, Niro, storico tifoso dei parigini e appena uscito con il nuovo album HAYATI: Du sable et du sang, si è mostrato più critico verso gli artisti “occasionali”. «Quando ho visto i nomi di alcune persone invitate dal club alla finale di Champions, un po’ mi ha infastidito. Oggi viviamo nella cultura dell’istante, mi sarebbe piaciuto vedere tutta questa gente al Parco dei Principi quando ci prendevano in giro per le eliminazioni precoci». Il club, poi, non è ancora riuscito a completare l’album rap che aveva annunciato nel 2022, pensato per contenere brani originali «in omaggio alla quotidianità della gioventù parigina». Secondo il PSG, l’idea «esiste ancora, ma richiede tempo». A quanto pare, il progetto è in sospeso a causa della qualità non eccellente dei brani ricevuti, ma anche perché alcuni rapper coinvolti, in conflitto tra loro, non volevano apparire nello stesso disco. Un’ulteriore prova delle difficoltà che il PSG potrebbe incontrare nel lungo periodo, nel tentativo di associarsi a diversi rappresentanti di una mercato musicale tanto popolare quanto frammentato.