La faccia nelle foto sembra una di quelle che passano lì un po’ per caso, che non sanno bene perché si trovano lì. Una smorfia che trasmette incredulità. E come dar torto a Nelson Deossa, considerando che nel giro di qualche anno la sua vita è stata stravolta. Il centrocampista colombiano è appena passato al Betis, ma fino a prima della pandemia lavorava addirittura in una miniera. La sua è quasi una storia d’altri tempi, prima del calcio globalizzato del 2025. Un epilogo da favola, da sogno americano, o meglio colombiano. Una abbraccio al lato romantico di questo sport che pian piano si sta spegnendo.
Ieri il club di Siviglia ha presentato ufficialmente il centrocampista colombiano, è entrato a far parte della rosa il 4 agosto. Gli andalusi hanno versato nelle casse dei messicani del Monterrey circa 14 milioni e mezzo di euro. Si tratta della terza cessione più costosa nella storia della Liga MX e, allo stesso tempo, Deossa entra nella top 10 degli acquisti più onerosi del Betis, che nel 1998 ha detenuto per qualche mese il record mondiale per il trasferimento di Denílson. Deossa ha firmato un quinquennale che lo legherà al biancoverdi fino a giugno 2030.
Dati singolari che diventano invece secondari se si pensa che, appena sei anni fa, Deossa aveva pochissime probabilità di diventare un calciatore professionista, figuriamoci di giocare in una squadra che nella passata stagione è arrivata in finale di Conference League. Prima di arrivare in Messico, infatti, lavorava insieme al padre nelle miniere vicino al suo piccolo paese natale, Marmato. Il calcio, per lui, non era una carriera scontata, ma solo una via di fuga dalla durezza della vita quotidiana. «Studiavo e lavoravo – ha raccontato in passato alla TV del Pachuca, dove ha giocato in precedenza – Mi sentivo spesso frustrato, ma non ho mai abbandonato il sogno del calcio e ho sfruttato al massimo le opportunità che mi sono capitate».
Se le miniere non gli hanno portato oro, il calcio sì. E la sua prima occasione di brillare ufficialmente in Spagna potrebbe arrivare lunedì, quando il Betis affronterà il neopromosso Elche. Deossa è arrivato in alto senza un percorso convenzionale, passando prima dall’Atlético Huila, poi al Pachuca, al Monterrey, con in mezzo anche un prestito all’Estudiantes, in Argentina. La sua non è stata proprio una formazione calcistica tradizionale, ma un percorso a ostacoli, complicato ulteriormente dalla pandemia. Ma proprio questo lo rende un giocatore unico, verticale, atleticamente instancabile e con un tiro potente. Una prova si ha avuto anche nel Mondiale per club, vedendo il gran gol da fuori area contro gli Urawa Reds. In totale i Rayados del Monterrey ha messo insieme ha 7 gol in 29 partite, da gennaio a giugno.
Sarà interessante vedere come si adatterà al gioco di Pellegrini. A centrocampo i biancoverdi hanno perso il nazionale statunitense Johnny Cardoso, passato all’Atlético Madrid e Isco si è fratturato il perone nell’amichevole con la sua ex squadra, il Malaga. Il 22 ne avrà almeno per tre mesi e la pista che portava alla conferma di Antony si è decisamente raffreddata dato che il Manchester United, proprietario del cartellino del brasiliano, punta a fare cassa. Proprio per questo potrebbe esserci spazio per Deossa che garantirebbe dinamismo a una squadra che l’anno scorso a tratti è sembrata un po’ compassata. Nello scegliere gli spagnoli il centrocampista ha parlato con i compagni Sergio Canales e Cucho Hernández, passati anche loro per Siviglia. Una breve chiacchierata, giusto per rendersi conto che l’offerta del Betis era l’opportunità della vita, quella che non avrebbe mai immaginato qualche anno fa, quando si alzava all’alba per andare in miniera.