Federica Brignone è una grande sciatrice, ma anche un modello di forza e resistenza emotiva

La sciatrice italiana è una dei candidati per Aura Sport & Cultura Award.
di Redazione Undici 14 Agosto 2025 alle 16:40

Toccare il cielo con un dito. E poi cadere, quando tutto stava funzionando a meraviglia. È un’amara parabola di sport. Ed è la storia di Federica Brignone, in attesa del prossimo capitolo. Una sciatrice potente, rapida, ma soprattutto consistente: altrimenti non si diventa a 30 anni la prima italiana di sempre a vincere la Coppa del Mondo di sci alpino, e non si diventa la più anziana in assoluto a quasi 35, bissando quello straordinario successo lo scorso marzo. Dominando come non mai, per giunta. Oltre 300 punti di scarto sulla seconda classificata, dieci gare conquistate in tre specialità diverse (discesa libera, gigante, Super G). L’alloro definitivo su una carriera da incorniciare, impreziosita anche da tre medaglie olimpiche tra Pyeongchang 2018 e Pechino 2022. Mancherebbe soltanto il metallo più bello. Tra meno di un anno, a Cortina, davanti al pubblico di casa. Possibile?

Ancora sì. Ma tutto si è fatto straordinariamente più difficile, soltanto pochi giorni dopo la Coppa dei record. Ad aprile Federica è regina, in forma smagliante al termine di una stagione perfetta. In agenda restano soltanto pochi appuntamenti minori. Lei non li snobba, da esemplare sportiva qual è. E il 3 aprile è di nuovo in pista, a Moena, in Val di Fassa, per i Campionati italiani che sono anche l’occasione per celebrarla. Seconda manche di un tracciato familiare, in condizioni climatiche discrete. Nulla insomma che lasci presagire quel che sarà. Ma il caso è beffardo, spietato, e talvolta prende le sembianze di un movimento inconsueto, appena percettibile, come un braccio che si allarga: tanto basta per far carambolare Brignone su una porta del percorso, impattando violentemente la gamba sinistra sulla neve. Non ci dilungheremo sulla dura sentenza di quell’infortunio, che ha tenuto l’Italia dello sport col fiato sospeso (frattura scomposta pluriframmentaria del piatto tibiale e della testa del perone, più rottura del legamento crociato anteriore). Conta quel che è successo dopo.

Un calvario, innanzitutto. La frattura è grave e debilitante: Brignone viene subito operata per ricostruire la struttura ossea, segue un ferreo regime di fisioterapia e a fine luglio si sottopone a un nuovo intervento chirurgico in artroscopia per accelerare i tempi di recupero. A oggi sono ancora ignoti. E su questo è la campionessa in primis a non aver mai coltivato illusioni: “Non lo so io, non lo sanno i medici”, dichiarava già pochi giorni dopo la caduta, con socratica prudenza. Ma pure col sorriso, la battuta pronta. Dice che le Olimpiadi restano un obiettivo, non nasconde che sarà dura, e ribadisce che tornerà in pista soltanto quando sarà di nuovo al cento per cento. La tutela della donna, è il messaggio chiaro e forte, viene prima di quella dell’atleta.

Federica aggiunge un altro elemento importante, che toglie l’amaro in bocca a chi non si capacita di quella dinamica in un contesto evitabile – lo abbiamo pensato in tanti, se non tutti: con la Coppa in bacheca, l’annata in archivio e i Giochi alle porte, perché arrischiarsi i tempi supplementari in una gara non di cartello? Perché Brignone è una professionista. Un modello per le sciatrici di oggi e di domani, che anche attraverso i Campionati italiani s’affacciano al panorama internazionale. Il fattaccio è successo quel giorno in Trentino, ma poteva succedere ovunque. E certo lei non nega la rabbia. Eppure sottolinea: “Non ho rimpianti. Se dovessi tornare indietro, rifarei tutto allo stesso modo”. È la dura legge dello sport, e Federica l’ha perfettamente accettata.

A ormai sei mesi dall’appuntamento olimpico, lo sci italiano tuttora non sa se potrà contare su una delle sue fuoriclasse. Brignone intanto continua a lavorare, senza negare le fragilità e le paure che subentrano in un periodo del genere. “Il recupero è lento e noioso, mi alleno con dolore e arrivo alla sera che sono distrutta”, raccontava alla Gazzetta a inizio estate. “La gamba guarirà, ma forse la testa presenterà il conto: solo la neve saprà dirlo”. Il momento topico arriverà quando sarà il momento di rimettere gli sci. E Federica non fa previsioni perché è terra inesplorata, anche psicologicamente, dopo un infortunio del genere. I Giochi sono un obiettivo, ma non devono diventare un’ossessione a discapito del fisico. Anche se brucia, non è giusto, non così. Eppure può succedere, perfino quando ti trovi letteralmente sul tetto del mondo. Tanti giovani atleti e atlete si possono identificare nella sua situazione. E vedere tutta l’umana incertezza della numero uno, riconcilia con gli imprevisti. Quelli ci saranno sempre, nello sport come nella vita. È il modo in cui li affrontiamo a definirci. In questo senso, Federica Brignone mostra la via da autentica olimpionica. Senza bisogno di dimostrarlo in gara ancora una volta. Se così sarà, sarà un bellissimo di più.


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