Questione di orizzonti. A 18 anni, Giovanni Leoni è pronto a intraprendere il viaggio più importante della sua bruciante carriera. Direzione Liverpool, dopo che i Reds hanno presentato al Parma la più classica delle offerte irrifiutabili: vicina ai 40 milioni di euro, tra bonus e commissioni. Poco da pensarci, poco da indignarci. Eppure ecco fioccare i panegirici sulla tragedia e la svendita del nostro calcio. Ormai debole, piegato al vil denaro, senza ambizioni né capacità progettuale di proteggere i nostri giovani – e chi più ne ha più ne metta. Una narrativa senz’altro acchiappa-like, ma ingannevole e pretestuosa.
Davvero serviva la cessione di Leoni, per aprirci gli occhi sullo stato – e lo status – della Serie A all’interno del panorama europeo? Ormai è da anni, se non decenni, che i nostri club non sono più in grado di blindare i futuri prospetti della Nazionale. E più che miopia, è una ragione di portafoglio: in Italia non esiste alcuna realtà in grado di investire 40 milioni per un giocatore con due mezze stagioni alle spalle – sia pure eccellenti – da professionista. L’affare l’ha fatto il Parma, che un’estate fa l’acquistava in tempi non sospetti. L’avesse fatto una big, per poi ritrovarsi il Liverpool a bussare alla porta con tanta decisione, oggi l’esito sarebbe stato diverso? Certamente no.
Al sistema-calcio manca ricchezza perché mancano strutture e infrastrutture, e dunque i giovani italiani vanno dove li porta il mercato. Tutto è relativo: 40 milioni per Leoni possono sembrare una follia, o comunque una cifra inaccesibile ai più. Eppure è la domanda a determinare i prezzi. E i campioni d’Inghilterra, prima di affondare il colpo per il difensore, nelle ultime settimane avevano già speso 135 milioni per Florian Wirtz – il nuovo acquisto più oneroso nella storia della Premier –, quasi 100 per Ekitiké e circa 87 in due tra Kerkez e Frimpong. In totale, fanno oltre 300 milioni: quasi la metà di quanto sborsato finora dalle venti squadre di Serie A. Un altro mondo.
In un contesto del genere, cedere al meglio i propri gioielli – monetizzando, realizzando plusvalenze reali – non è affatto un problema, ma semmai una delle soluzioni più efficaci a disposizione del calcio italiano. Nel caso di Leoni ci guadagna il Parma, ci guadagna il giocatore, ci guadagnano in prospettiva gli Azzurri. L’importante è che queste cifre vengano reinvestite nel settore. Stadi, vivai, talent scouting. Lo ha dimostrato il Bologna con la cessione di Calafiori, non ha nemmeno più bisogno di farlo l’Atalanta che pure ribadisce il concetto incassando il jackpot per Retegui. Più risorse per i club di oggi, significano più risorse per la Serie A di domani. E anche più Leoni.