La sua è la storia più romantica della prima giornata di Liga. Santi Cazorla, tornato a 40 anni e con due doppi gravi infortuni alle ginocchia all’Oviedo per portarlo in prima divisione, che al nuovo debutto nella massima competizione del calcio spagnolo si trova contro il Villarreal, la squadra con cui ha esordito in Liga. La perfetta chiusura di un cerchio per un giocatore dal talento immenso, ma anche immensamente sfortunato.
Purtroppo l’opening night non è andato benissimo. Venerdì il suo Oviedo ha rimediato un 2-0 all’Estadio de la Cerámica, in un match condizionato dall’espulsione dopo neanche mezz’ora di Alberto Reina. Ma Cazorla si è goduto l’atmosfera. Per una volta ha potuto assaporare ogni momento, l’accoglienza dei vecchi tifosi, il giusto tributo a un uomo che come ha scritto l’Oviedo sui social «è stato una cosa sola in due club». Lui che nel ritorno della finale playoff per salire in Liga contro il Mirandés di Alessio Lisci aveva sbloccato portato in vantaggio l’Oviedo su rigore aprendo la strada a una rimonta (sull’1-0 dell’andata) poi completata ai supplementari.
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Lui che ventidue anni prima aveva lasciato i biancoblu per firmare con il Villarreal, con cui ha giocato per la prima volta in Primera División nella stagione 2003-04, allenato da Benito Floro. È rimasto al submarino amarillo fino al 2006, quando è stato ceduto al Recreativo de Huelva. Nel 2007 è rientrato al Villarreal e nel 2008 ha debuttato con la nazionale di Luis Aragonés. L’inizio di un’avventura da 81 partite e 15 gol con la Roja. Nel 2011 è passato al Málaga e un anno dopo ha firmato con l’Arsenal, dove ha continuato fino al 2017. Durante il suo periodo nel club inglese, ha messo dei soldi di tasca propria per evitare che l’Oviedo sparisse. Nel 2018 un ultimo giro al Villarreal prima del Qatar, nel 2020, all’Al-Sadd.
Nel 2023 il come back più dolce, quello all’Oviedo, con cui voleva giocare gratis, ma LaLiga gli ha imposto di percepire almeno lo stipendio minimo. Ha donato il 10% delle entrate derivanti dalla vendita delle sue maglie alla formazione dei giovani del club. «Io sarei sceso in campo gratis, ma non è permesso. Mi hanno fatto una buona offerta, ma mia moglie mi ha detto: “Non vai all’Oviedo per guadagnare, ma per aiutare e godertela”. Così ho chiamato il mio agente e gli ho detto che non volevo soldi» ha raccontato il calciatore, il cui figlio Enzo gioca nelle giovanili dell’Oviedo.
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«È un esempio per tutti. Sta per compiere 41 anni e per arrivare fin qui servono grandi doti fisiche, ma anche una forza mentale enorme. A Santi manca solo che gli facciano un monumento a Oviedo. Non si infastidisce mai quando gli chiedono un autografo o una foto» ha confessato al El Mundo Piero, amico inseparabile sin dai tempi delle giovanili nell’Oviedo. «Non ha mai perso il contatto con la realtà, nemmeno nei suoi momenti di maggior gloria, quando era all’Arsenal o al Villarreal. Gli piace essere uno come gli altri. Alle feste, agli eventi pubblici, con gli amici, è l’anima della festa, ma non lo vedrai mai a una festa dopo mezzanotte. È il primo ad arrivare agli allenamenti e l’ultimo ad andarsene. Si prende cura di sé e sa che a 40 anni deve impegnarsi per tenere il passo di una rosa piena di ventenni» ha spiegato la giornalista asturiana Patricia del Gallo.
Cazorla è consapevole che senza lavoro non c’è risultato. Da ragazzo ha convinto tutti che il fisico non era un ostacolo per emergere: «Ricordo che da cadetti molti di noi furono scartati dall’Oviedo perché eravamo bassi. Poi Santi è cresciuto di colpo e ha potuto dimostrare il suo valore. È piccolo, ma ha grandi qualità: è come Modric o David Silva. Ha una volontà di ferro» ha aggiunto il suo amico Piero. Cazorla sa che dovrà dosare le forze per essere decisivo in questa nuova fase dell’Oviedo. La sua esperienza e il suo contributo nello spogliatoio saranno preziosi. Nella scorsa stagione ha disputato 45 partite e segnato cinque gol. Numeri che da oggi il “Dio carbayón” spera di superare, perché rimanere in Liga è più difficile che arrivarci.