Ci ha messo più o meno un set per capire come doveva affrontare un avversario dal gioco scomodo come Atmane, ma dal tie break in poi non c’è stata più storia. Erano diverse le insidie dietro il match contro il francese per Jannik Sinner, ma il numero uno del mondo ha dimostrato che neanche le incognite di un avversario tutto nuovo lo spaventano più. Il francese Atmane arrivava da un torneo finora stupendo, impreziosito dal 6-2 6-3 con cui aveva spazzato via Rune, numero nove ATP mentre lui occupa la posizione 136. La prima di servizio con percentuali altissime, superiori all’80%, ha creato più di qualche grattacapo al numero uno del mondo, che ha dovuto aspettare il tie-break per conquistare il primo set e sbloccarsi anche dal punto di vista psicologico. Poi, però, non c’è stata storia.
Nel corso della partita, infatti, sono venuti fuori i comprensibili limiti di gioco di Atmane: più si allungava lo scambio, più il tennista francese soffriva. Il segreto della vittoria di Sinner è stata la ricezione al servizio. Col passare dei game, l’altoatesino si è allontanato dalla riga di fondo campo, così è riuscito a prendere spazio e a rispondere profondo. Una scelta che ha pagato alla distanza, quando sono scese anche le percentuali al servizio del francese. Una volta breakato nel secondo set, poi, Sinner non si è voltato più indietro ed è stato il solito Sinner, specie sul cemento: solido, veloce e tremendamente potente. I suoi colpi hanno fatto male al francese, costretto a correre in giro per il campo e a vedersi respingere ogni pallina che mandava al di là della rete. Se ancora ce ne fosse bisogno, nella semifinale del master 1000 di Cincinnati Jannik ha dimostrato non solo di essere il più forte in assoluto sul cemento, ma anche di giocare a un livello di due spanne superiori a tutti.
La sintesi della semifinale
Non l’ha frenato neanche un momento di crisi fisica all’inizio del secondo set. Una pausa dal match durata però pochissimo, dato che dal quarto game ha ripreso a essere il solito martello, distruggendo a poco a poco l’entusiasmo di Atmane. Uno che, nel prepartita, aveva regalato all’italiano una card dei Pokémon per il compleanno, ma che in realtà sperava di rovinargli la festa. E invece, anche seguendo le indicazioni di Vagnozzi («Gioca i primi due punti a tutta, poi gestisci le energie per il game successivo») Sinner ha breakato nel quarto game per poi tenere sempre il servizio e chiudere i conti nell’ottavo, con la stessa tecnica, ovvero spingere forte all’inizio per poi controllare il ritmo. Gli è bastata un’ora e mezza, molto meno di quanto si immaginasse dopo i primi cinque o sei giochi del primo set. E invece sono emerse la costanza, la determinazione e la forza mentale di Sinner. L’italiano conquista così la 28esima finale ATP della carriera, l’ottava a livello Masters 1000, e la 26esima vittoria consecutiva su cemento. Numeri sovrumani se si pensa che è un ragazzo del 2001. Ma ancora una volta l’aspetto che più colpisce è la naturalezza di come esce dalle situazioni complicate. Segno che è diventato come la Cosa de I Fantastici 4: un macigno impossibile da spostare.