Il nuovo Pisa è futuribile, sostenibile, solido: non ha nulla a che vedere col passato, ma ha fatto innamorare la città

La squadra nerazzurra è tornata in Serie A dopo 34 anni di amarezze e delusioni. E l'ha fatto con un progetto tutto nuovo, fondato sui giovani, su investimenti mirati e misurati, ma sempre in simbiosi con la sua gente.
di Federico Cristiani 20 Agosto 2025 alle 10:04

Sono le otto e mezzo di sera di sabato 10 maggio 2025, e sui Lungarni si è riversata una città intera. Poco prima, allo stadio, la cerimonia ufficiale della promozione; a breve, sul fiume, la parata. La settimana precedente, chi era andato in trasferta a Bari aveva vissuto solo la sezione a distanza della festa; chi era rimasto a Pisa non aveva la curva con sé. Questa volta nel bis ci sono tutti, ed è un’altra occasione per cantare, con una voce sola, mentre i drappi dei gruppi ultrà – consumati dagli anni – si fondono con le tinte struggenti del tramonto sopra l’Arno. Un turbinio di cori covato per 34 anni, così irresistibile che perfino una signora ottantenne si affaccia alla sua finestrella, commossa.

C’è l’attesa del pullman della squadra, è vero, ma c’è soprattutto un’attesa infinita che si è sciolta e va goduta insieme. È il momento in cui Pisa e il Pisa si abbracciano, si ricongiungono come le due metà della mela. Vanno spesso a braccetto, va detto, perché un buon pezzo dell’identità pisana è legata a doppio filo con il calcio: se la storia cittadina entra nella mitologia dello stadio, dal tifo organizzato c’è sempre qualcosa da restituire alla comunità, tra progetti nei quartieri e iniziative benefiche. Sugli spalti si rievoca un passato radioso, quello della Repubblica Marinara, tra gli stemmi rossocrociati che si affiancano al nerazzurro dei colori sociali e le coreografie, come quando in curva – nella finale di Lega Pro del 2016 – un antico galeone solcò un Mediterraneo di cartoncini azzurri.

Il Pisa è stato lontano dalla massima categoria per un terzo di secolo, vissuto prevalentemente tra le paludi della Serie C. Anni più amari che dolci: due fallimenti avvenuti e uno sfiorato, ripartenze dai campi di Eccellenza e di Serie D, promozioni in B che duravano il tempo di un giro di giostra. Il tempo di sognare, come con Ventura in panchina, per poi risvegliarsi qualche mese dopo nel bel mezzo di un dissesto societario. Anni in cui il ricordo dei momenti felici si intensifica, si fa nostalgia, si racconta a quelli che non c’erano nella speranza che anche loro, un giorno, possano vivere qualcosa di simile. In questo modo l’epoca del Presidentissimo Romeo Anconetani si è tramandata sui gradoni dello stadio è diventata anch’essa mitologia. I suoi scaramantici spargimenti di sale prima delle partite; i perfetti sconosciuti pescati dal Sud America che magari, nel giro di qualche stagione, sarebbero diventati altrove campioni; le grandi d’Italia fermate sul prato dell’Arena Garibaldi. Tutti elementi di un’età dell’oro marchiata indelebilmente sulla pelle dei tifosi, presenti o assenti che fossero.

E certo è difficile, oggi, riconoscere le bizzarrie di Anconetani, le sue gestioni dei conti sempre al limite, nella nuova società. Al timone del Pisa Sporting Club c’è l’imprenditore Giuseppe Corrado: a fine 2016 ha salvato la società dal fallimento e per prima cosa ha messo ordine, anche a costo di una retrocessione in C. Ma questa serietà ha spalancato le porte agli investimenti del miliardario Alexander Knaster, dal 2021 azionista di maggioranza. Entrambi schivi e poco avvezzi ai riflettori, hanno cercato di unire alle capacità economiche una via sostenibile nel lungo periodo. Se le scommesse dalla Danimarca – un tempo si chiamavano Klaus Berggreen ed Henrik Larsen, ora Henrik Meister e Alexander Lind – restano un suggestivo fil rouge col passato, gli investimenti adesso guardano molto sui settori giovanili. Prospetti di livello vengono chiamati in città già da adolescenti (in questa sessione di mercato sono arrivati il capitano dell’U17 belga Mbambi e il centrocampista classe 2011 Mattia d’Ambrosio), il fatto di avere molti ragazzi di proprietà consente un’economia di ampio respiro di prestiti e – all’occorrenza – di cessioni.

Oltre a questo, a poche centinaia di metri dallo stadio è in costruzione il nuovo centro di allenamento, dotato, oltre ai tanti campi, di foresteria: una casa, anche fisica, per la crescita dei giovani nerazzurri. Tentativi, insomma, di porre le basi per un futuro solido, per affrontare la prima Serie A in salute e con le spalle più larghe, perché il salto faccia un po’ meno paura. Ma non sarà nessun timore a frenare i tifosi del Pisa. Hanno aspettato per una vita, forgiati da mille difficoltà: adesso è solo tempo di godersela a pieno e di vedere – tutti insieme – l’effetto che fa.

Da Undici n° 63
Foto di Francesco Cecchi
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