Ritardi su ritardi. E oggi il Barça è ancora senza casa. Letteralmente: perché se nelle ultime due stagioni Lewandowski e compagni hanno ripiegato sullo stadio di Montjuïc a causa dei lunghi lavori di ristrutturazione del Camp Nou, quest’anno, pochi mesi dopo il 125esimo anniversario dalla nascita del club, doveva esserci il grande ritorno nell’iconico tempio blaugrana. Tutto era stato minuziosamente calcolato. Compreso il calendario del Barça, che eccezionalmente sta disputando le prime tre giornate di Liga 2025/26 sempre in trasferta – Levante, Maiorca, Vallecano: finora due vittorie e sei gol. La quarta – il 14 settembre, dopo la sosta per le Nazionali – dovrebbe essere finalmente tra le mura amiche contro il Valencia. Ma al momento il condizionale è d’obbligo. Perché il Camp Nou non è ancora pronto. Nemmeno stavolta.
Come racconta la stampa spagnola, finora il Barcellona non è riuscito a presentare il certificato di costruzione definitivo dell’impianto: ottenere i permessi necessari per disputare il primo match di campionato si profila ormai una corsa contro il tempo. Si parla soprattutto di “ritardi burocratici”, che a inizio agosto già avevano fatto slittare la sede del tradizionale Trofeo Gamper allo Stadio Johan Cruyff, situato vicino al centro sportivo blaugrana. Ma lo stesso non potrà succedere per ospitare una partita di Liga: si tratta di una struttura da 8000 mila posti, sotto la soglia minima richiesta per il massimo torneo nazionale.
Altre soluzioni in città? Ben poche: l’arena di Montjuïc, dove il Barça ha giocato fino a pochi mesi fa, in quei giorni non sarà a disposizione perché il 12 settembre si terrà un concerto del rapper americano Post Malone e non ci sarebbe tempo per smontare il palco e ripristinare il manto erboso (in effetti, la sfida sarebbe ancora più proibitiva di quella affrontata da Wembley dopo gli Oasis). E non è un’opzione nemmeno chiedere asilo al Mestalla di Valencia, invertendo così la squadra di casa, perché la Liga non autorizzerebbe un’ulteriore deroga dell’ultim’ora. Forse c’è Girona, restando in Catalogna. Ma il Barça sembra non aver preparato alcun piano B. Non questa volta, dopo che il restauro del Camp Nou ha richiesto enormi sforzi logistici ed economici – con annessi scogli realizzativi che hanno allungato le tempistiche all’inverosimile: anche negli ultimi mesi, un’ispezione condotta dall’European Club Association ha riscontrato oltre 200 problematiche di sicurezza relative alla prima fase della ristrutturazione.
Perché il grosso problema di fondo è questo: Valencia o non Valencia, in ogni caso i lavori mica sarebbero finiti. Il traguardo da tagliare a settembre sarebbe semplicemente quello dell’agibilità per la Liga, con 27mila posti rimessi a disposizione (non a caso per la Champions League quest’anno si continuerebbe a restare a Montjuïc). Ma il nuovo Camp Nou ne prevede ben 105mila. E un progetto complessivo da 1,5 miliardi di euro. Il più oneroso e ambizioso nella lunga storia del Barcellona. Che a quanto pare però, sta incappando nel suo personalissimo Ponte sullo Stretto. Autentico miraggio blaugrana.