Per chi segue l’Arsenal, il talento e la precocità di Max Dowman non sono una scoperta recente: l’esordio in Premier League a 15 anni e 234 giorni è solo l’ultimo tassello di un percorso velocissimo, che l’ha portato ad allenarsi con la prima squadra – e quindi con Mikel Arteta, Declan Rice, Martin Odegaard e così via – quando aveva solamente 14 anni. Sì, avete letto bene: Dowman ha cominciato a vivere da calciatore professionista quando aveva appena 14 anni, l’età in cui un ragazzino italiano si affaccia al primo anno di istruzione superiore. Ma come si gestisce un giocatore così giovane? Cosa prevedono i regolamenti, ma soprattutto l’etica e il buon senso?
Dal punto di vista puramente regolamentare, la FIFA impone che Dowman non possa firmare un contratto professionistico fino al comimento dei 17 anni. Prima di quella data, la Premier League prevede che i ragazzi più promettenti – definiti “scholars” – guadagnino una cifra inferiore alle 10mila sterline l’anno, corrisposte per altro come borsa di studio. Per quanto riguarda la gestione quotidiana, la BBC ha spiegato che, per proteggere e far crescere bene Dowman, l’Arsenal ha dovuto mettere a punto un vero e proprio metodo, un vero e proprio modello. Fatto di misure speciali, misure straordinarie. A cominciare per esempio dallo spogliatoio: Dowman, infatti, non si cambia insieme ai suoi compagni di squadra, ma in un ambiente a parte. Ovviamente può stare insieme a tutti gli altri quando Arteta fa il suo discorso prepartita, o all’intervalllo, ma poi deve tornare nel suo spazio riservato. Un altro aspetto logistico importante riguarda gli spostamenti: quando i giocatori dell’Arsenal potrebbero entrare a contatto con il pubblico, uno degli addetti alla sicurezza del club londinese è incaricato di tenere sempre d’occhio Dowman, in modo tale che non possa essere importunato da nessuno.
E poi, naturalmente, ci sono la formazione e l’istruzione. Per lui, l’intero staff dell’Arsenal – a cominciare da Per Mertesacker, responsabile del settore giovanile dei Gunners – ha fatto in modo che potesse integrare le ore di studio con gli allenamenti della prima squadra. In questo senso, le dichiarazioni rilasciate a The Athletic di Des Ryan – ex responsabile della medicina sportiva e dello sviluppo atletico nel settore giovanile dell’Arsenal – sono abbastanza incoraggianti: «Dietro le quinte, all’Arsenal e nella maggior parte dei grandi club, c’è una gestione molto attenta a questi ragazzi. I tutor, le sessioni di studio extra, gli esami, la formazione in senso assoluto: tutto è pensato e fatto per aiutarli. La loro è una vita diversa rispetto a quella di un professionista adulto, e non potrebbe essere altrimenti: sono adolescenti, non sono adulti, quindi vanno salvaguardati e protetti in tutti i modi». Difficile non essere d’accordo.