Il governo dell’India ha vietato tutti i giochi online basati sul denaro, anche quelli di Fantasy Sport

L'operazione del governo Modi punta a stroncare sul nascere ogni tipo di legame, diretto o meno, con la crescita della ludopatia
di Redazione Undici 26 Agosto 2025 alle 09:00

Una politica di tolleranza zero. È quella che ha scelto l’India nei confronti del gioco d’azzardo. Una decisione a tappeto che ha riguardato tutti i giochi in denaro on line, compresi anche quelli dove c’è una semplice quota di iscrizione, compresi i Fantasy Game, un gioco simile al nostro Fantacalcio ma con lo sport più popolare nella penisola, il crickett. Il provvedimento si inserisce in un nuovo corso del governo di Narendra Modi. Da quando ha rivinto le ultime elezioni, infatti, l’indirizzo politico del partito di maggioranza, il Bharatiya janata party, ha strizzato l’occhio agli estremismi religiosi induisti, abbandonando, se mai fosse stato messa in preventivo, l’idea di una grande India liberale e liberista.

Come analizzato dal prestigioso giornale inglese The Economist, il governo indiano è preoccupato per i rischi finanziari e sanitari pubblici che questi giochi comportano. Il testo della legge evidenzia le loro «caratteristiche di progettazione manipolative» e «algoritmi che creano dipendenza» che potrebbero portare alla «rovina finanziaria». I funzionari temono anche che queste piattaforme possano fungere da canali per truffe e riciclaggio di denaro. Grazie alla rapida crescita economica, alla diffusione degli smartphone e ai dati a basso costo, la classe media indiana ha sempre più possibilità di scommettere. Forze simili hanno alimentato anche un boom nel trading di azioni e opzioni. Ma mentre il trading richiede comunque una certa competenza tecnica, il fantasy cricket e i giochi di carte sono molto più facili da comprendere, aumentando il rischio di eccessi.

Secondo i fan delle piattaforme di fantasy gaming,  è possibile diventare ricchi nel giro di poche ore. Basta spendere appena otto rupie (circa dieci centesimi di dollaro) prima di una partita di cricket e uno scommettitore potrebbe vincere centinaia di migliaia di rupie se la sua squadra virtuale ottenesse buoni risultati sul campo. La prospettiva, comunque piuttosto improbabile, di ritorni così allettanti, unita a campagne pubblicitarie scintillanti con star di Bollywood, ha attirato 200 milioni di utenti sulla piattaforma di Dream11 dal suo lancio nel 2008.

Il sito fa parte di un’industria in piena espansione legata al gioco d’azzardo online. Include oltre 2.000 startup indiane, e si prevedeva che i ricavi annuali complessivi del settore sarebbero raddoppiati nei prossimi tre anni, partendo da circa 3,8 miliardi di dollari attuali. Tuttavia, queste previsioni sono state smentite dal governo indiano. Il 21 agosto, il parlamento ha approvato una legge che vieta tutti i giochi online basati sul denaro. Gli operatori che violano la legge rischiano multe e pene detentive fino a tre anni; anche le banche che elaborano transazioni per loro saranno punite. Il giorno seguente, il presidente dell’India ha firmato ufficialmente la legge.

Le aziende del settore hanno sempre negato le accuse del governo, sostenendo che i loro giochi si basano sull’abilità, non sulla fortuna. Un’associazione di categoria ha scritto al primo ministro Narendra Modi, chiedendo una regolamentazione progressiva piuttosto che un divieto totale. Diverse aziende stanno discutendo la possibilità di impugnare la nuova legge davanti alla Corte Suprema. Tuttavia, per ora, il divieto avrà conseguenze di vasta portata. Il crollo di aziende del genere potrebbe danneggiare diversi fondi di venture capital, sia indiani che esteri. La statunitense Tiger Global, per esempio, ha investito centinaia di milioni di dollari in Dream11 e Games24x7, una piattaforma di giochi di carte. Anche gli sport che fanno da base ai giochi fantasy potrebbero risentirne. Il Kabaddi, uno sport di squadra tradizionale indiano, ha attirato più spettatori e investimenti negli ultimi anni, in parte grazie all’interesse per i giochi fantasy. Un divieto ne limiterebbe la crescita.

Tuttavia, il vero grande perdente potrebbe essere lo Stato stesso. L’associazione dell’industria del gaming afferma che le aziende del settore contribuiscono ogni anno con oltre 200 miliardi di rupie in tasse (circa l’1% del gettito fiscale totale). Non è chiaro se i benefici per la salute pubblica e la società derivanti da un divieto assoluto possano compensare questa perdita di entrate. Si teme che i giocatori possano semplicemente rivolgersi a piattaforme offshore non regolamentate, molte delle quali sono già facilmente accessibili dall’India. Questo non farebbe nulla per risolvere i problemi di salute pubblica, e potrebbe anzi aggravare quelli legati al riciclaggio di denaro. C’è stato poco dibattito pubblico sui costi e benefici della legge. L’associazione del settore lamenta di non essere stata consultata. La camera bassa del parlamento ha impiegato solo sette minuti per approvare la legislazione dopo la sua presentazione. Pochi minuti per stravolgere la vita di milioni di utenti. Una mossa forse un po’ troppo azzardata.

 

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