Il teaser del convincente esordio in campionato di Petar Susic con la maglia dell’Inter non sta tutto nel recupero alto e nell’imbucata filtrante con cui ha liberato Thuram in occasione del 2-0 del francese al Torino. Per capire che tipo di centrocampista è il croato, e quanto si possa adattare al sistema nerazzurro, bisogna andare a qualche minuto prima, a un pallone arpionato sull’esterno dopo una perfetta scalata a coprire Dumfries. È proprio l’applicazione tattica, soprattutto in fase di non possesso, l’aspetto più sorprendente della sua grande prestazione.
Su quanto Sucic sapesse giocare a pallone, infatti, c’erano pochi dubbi. La scuola della Dinamo Zagabria, in cui è cresciuto, ti insegna a fare delle cose che sembrano semplici ma poi messe insieme ti trasformano in un giocatore dalla struttura complessa. Conduzione a campo aperto, screening delle possibili opzioni di passaggio prima di ricevere un passaggio, cambio di lato profondo. Skill che trasmettono delle vibrazioni di Brozovic – anche lui, guarda un po’, cresciuto nel vivaio della Dinamo. Un curriculum tecnico che i dirigenti dell’Inter conoscono bene, tanto che nel gennaio scorso lo hanno bloccato sul mercato, lasciandolo alla Dinamo fino a giugno, per poi aggiungerlo al gruppo volato negli Stati Uniti per il Mondiale per Club.
Precisazioni forse un po’ scontate ma doverose: siamo solo alla prima partita di campionato e il secondo tempo dominante dell’Inter nasce anche dai troppi errori tecnici del Torino, soprattutto in fase di impostazione dal basso. In un meccanismo che quanto meno alla prima in Serie A ha funzionato alla grande, è molto più facile inserirsi, basta fare il proprio. Eppure Sucic non si è limitato a questo, ma ci ha messo tanto del suo, lavorando spesso su Biraghi in fase di non possesso, gestendo ogni manovra al meglio quando aveva il pallone. Per diversi tratti della partita si è scambiato la posizione con Barella, cominciando a costruire davanti alla difesa e lasciando al compagno la posizione di mezzala. Un ulteriore segnale di duttilità per un 8, di numero e ruolo, che può anche diventare un 10, giocando all’occorrenza dietro la punta insieme a Lautaro Martinez. Entrambe le soluzioni , Sucic regista e trequartista, sono state provate da Chivu spesso nel precampionato e nel CWC.
Sucic vs Torino:pic.twitter.com/nunePk7r0F
— F.C. InterData (@Fcinterdata) August 25, 2025
Gli highlights personali di Sucic contro il Torino
C’è poi un discorso che esula dalla posizione in campo ma riguarda le qualità caratteriali. «Sono per Petar: giocare la prima a San Siro non è facile, ma ha avuto grande personalità e qualità. Ha tirato fuori anche grande aggressività e ha fatto una grande prova», ha detto di lui Chivu in conferenza stampa. E in effetti Sucic ha mostrato di non temere l’effetto San Siro, anzi quasi di sentirsi a suo agio. Non ha avuto paura di prendersi i tiri che il Meazza gli ha suggerito, quando si è trovato al limite dell’area. Ha provato spesso a saltare la prima pressione del Toro appoggiandosi sulle punte o ricercando la profondità, ha dato ampiezza sventagliando a destra o a sinistra per Dumfries e Dimarco. Il tutto ingranando piano piano e senza scoraggiarsi, neppure quando nei primi minuti ha spedito la palla in curva con un tiro sì potente ma piuttosto impreciso. In tribuna qualcuno ha esclamato: «Quel tiro Barella o Mkhitarian non se lo sarebbero mai presi». Ok, affermazione esagerata, ma se il sottotesto significa “Il ragazzo non trema per nulla” allora diventa condivisibile. Poter contare su qualcuno che calcia da fuori fornisce poi una soluzione ulteriore, specie quando si affrontano sistemi difensivi chiusi con il lucchetto. Carattere, coraggio e tante idee: alla Scala del calcio, Sucic si è presentato con lo smoking.