Succede poche volte, anzi pochissime volte, che una persona, un prodotto, una campagna pubblicitaria o anche un semplice simbolo riescano a penetrare nell’immaginario collettivo. È ancora più raro riuscire a imporsi e quindi a restare nella memoria della gente, a lasciare un segno che resta, che vada oltre il tempo che passa e le cose che cambiano. Ecco, la scarpa Superstar di adidas è riuscita in questa impresa. A dirlo è la sua storia, il fatto che sia nata – addirittura negli anni Settanta – come scarpa da basket e poi sia diventata un’icona dello streetwear. Fino a trasformarsi in un vero e proprio emblema culturale, un trait d’union tra mondi che fino a un certo punto non si sono mai parlati ma poi hanno iniziato a farlo. E che nella nostra era si ibridano continuamente, creando nuove sinergie e nuove opportunità.
In questo senso la nuova campagna locale di adidas Originals – in seguito alla campagna globale “Superstar, The Original” – è una dimostrazione plastica di influenza, di trasversalità, di incontro creativo tra realtà solo apparentemente lontane: si parte dalla scarpa Superstar, naturalmente, ma poi si va in mille direzioni diverse, come se fosse un vero e proprio big bang. I volti di questa nuova avventura sono quelli di Moise Kean e Rose Villain: due personalità che, a loro volta, esprimono un’identità composita e riconoscibile in tanti campi, sempre con stile e sofisticatezza.
Se Rose Villain ha saputo imporsi come una delle artiste più amate e seguite dal grande pubblico, Moise Kean ha dato una svolta alla sua carriera nell’ultima stagione, nel corso della quale è stato uno degli attaccanti più prolifici e continui dell’intero panorama europeo, sia con la Fiorentina che con la Nazionale italiana. Al tempo stesso, però, parliamo di un grande appassionato di moda e di cultura street, di un cantante, di un autore, di una promessa del rap e dell’hip-pop che ha collaborato con altri grandi interpreti. E che qualche mese fa ha lanciato il suo primo album, Chosen, un’opera in cui si rivela con autenticità e originalità.
Insomma, adidas Originals ha scelto due ambassador che restituiscono un’immagine potente, definita. Esattamente come l’impatto visivo della nuova campagna “Superstar, The Original”, che parte dall’inconfondibile accostamento tra bianco e nero – i colori originali delle adidas Superstar – per creare un’atmosfera magnetica anche se essenziale, immediata anche se ricercata, in cui i volti dei protagonisti si sposano perfettamente con le tre strisce, il simbolo storico di adidas.
Ecco, è qui che si manifesta la capacità di andare oltre il tempo che passa e le cose che cambiano: anche se stiamo parlando di un prodotto, di un marchio e di una grafica che vediamo in giro da più di mezzo secolo, tutto questo enorme heritage riesce comunque a rinnovarsi, a mescolarsi con nuovi linguaggi, nuove forme espressive, nuovi contesti sempre più complessi e multisfaccettati. Proprio come lo stile che caratterizza Moise Kean e Rose Villain, sia a livello professionale che personale.
Accanto alla Superstar, che nel corso degli ultimi trent’anni è diventata la sneaker preferita degli esponenti di tante subculture e tante community estremamente diverse tra loro, la nuova campagna di adidas Originals riaccende i riflettori anche sulla tuta Firebird. Anche in questo caso si può parlare di un prodotto iconico, estremamente trasversale: pochi capi, anzi pochissimi, sono riusciti a imporsi come la Firebird nella scena musicale, contribuendo a espandere i confini dello sportsweae, a definire un nuovo tipo di identità estetica, espressiva e quindi culturale.
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In fondo l’anima della nuova campagna di adidas Originals parte proprio da qui, dall’idea per cui una scarpa e una tuta possano essere qualcosa di più, possano andare oltre la loro dimensione primordiale. Proprio come Moise Kean e Rose Villain, che dimostrano come lo sport, la musica e la moda siano ormai dei mondi profondamente interconnessi tra loro. Anzi, si può dire anche legati tra loro. In questo processo che va avanti da anni, le Superstar, la Firebird e le tre strisce hanno segnato delle tappe importanti, hanno già lasciato un segno. Ed è molto probabile che continueranno a farlo.