Sul cemento Sinner è un caterpillar, e per batterlo non basta neanche tutta l’imprevedibilità di un talento come Bublik

I quarti di finale degli US Open sono stati un brutale esercizio di superiorità, da parte del numero uno al mondo. Che sta continuando imperterrito a cancellare e riscrivere record.
di Redazione Undici 02 Settembre 2025 alle 10:25

Si può ridere di gusto anche sotto di tre game nel terzo set di un ottavo di finale allo US Open, anche se hai perso i primi due. Capita, se sei un talento un po’ irriverente come Bublik e contro il numero uno del mondo, Jannik Sinner, non stai vedendo la pallina. Forse il tennista uzbeko era costretto, a ridere, vista la situazione: stava affrontando un avversario in grado di offrire una prestazione francamente perfetta. Aggettivo banale, certo, ma azzeccato in un contesto in cui a Sinner è bastata un’ora e 21 minuti per accedere ai quarti di finale, dove se la vedrà con Lorenzo Musetti in un derby italiano tutto nuovo per il cemento di Flushing Meadows. Per la prima volta in campo nella sessione serale sull’Arthur Ashe Stadium, Jannik ha riscattato la sconfitta di Halle dominando Bublik dal primo all’ultimo punto, e imponendogli un ritmo insostenibile.

La discriminante è stata la prima di servizio, che ha toccato una percentuale quasi irreale, il 93%, nel secondo set, per poi assestarsi all’81%. Un fondamentale, la battuta, su cui Sinner ha lavorato molto in questi giorni, fermandosi sui campi laterali dell’impianto newyorchese fino all’ultimo, tanto da “disturbare” l’allenamento di Zverev – che comunque l’ha presa abbastanza bene, sottolineando la cura dei particolari del numero uno del ranking.

Dettagli che, messi tutti insieme, uno in fila all’altro, fanno la differenza. Contro Bublik si è vista nettamente la superiorità di velocità, potenza e controllo che Sinner ha rispetto a tutti gli altri tennisti del circuito, a eccezione di Alcaraz e Djokovic – quando Novak riesce a tornare nel suo prime. Bublik non ha trovato nessuna soluzione ai fortissimi colpi di Jannik da fondo, è stato stritolato da un’intensità martellante che lo ha portato a commettere 31 errori non forzati. A un certo punto, nel baratro di una partita che non gli permetteva neppure di respirare, il tennista kazako ha provato a spingere non solo la prima, ma anche la seconda di servizio, ma in una giornata no questa scelta non poteva che causare una marea di doppi falli, ben 13. Ci sono stati momenti in cui addirittura il numero 24 (quindi parliamo di uno che non era lì per caso, ma che sa giocare e anche molto bene) si fermava, non tentava neanche di rispondere, perché non riusciva a vedere la pallina, talmente era veloce.

La risposta, invece, a Sinner non è mai mancata. Anzi, spesso ha determinato l’esito finale del punto. Respingendo ogni colpo di Bublik lateralmente, Jannik si è aperto il campo per liberare il dritto, prendendo il controllo dello scambio fino dai primi due colpi. Di conseguenza ha potuto gestire al meglio anche quelle rare volte in cui è dovuto scendere a rete, stimolato dalle palle corte, un po’ lente, per la verità, provate da un Bublik sempre più confuso man mano che i minuti passavano. Sinner ha lasciato all’avversario solo tre game, in un triplo 6-1 che gli ha consentito di infrangere nuovi record. Alla 25esima vittoria consecutiva sul cemento a livello Slam, l’azzurro eguaglia John McEnroe, a -1 da Ivan Lendl (tra il 1985 e il 1986) e Novak Djokovic (tra il 2015 e il 2016). Sinner, inoltre, ha centrato la 24esima vittoria stagionale nei major: è il più giovane a vincere così tanti match in una stagione negli slam da Rafael Nadal, che ci è riuscito a 22 anni nel 2008. Al termine di una partita dominata, Sinner ha firmato la 79ma vittoria nelle ultime 80 partite contro giocatori fuori dalla Top 20. Un dato impressionante. Così come spaventa pensare che, se dovesse sconfiggere Musetti ai quarti e uno tra De Minaur e Auger-Aliassime in semifinale, potrebbe diventare il quarto uomo nell’Era Open a raggiungere la finale di tutti e quattro i tornei del Grande Slam nella stessa stagione, dopo Laver (1969), Federer (2006–07, 2009) e Djokovic (2015, 2021, 2023).

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