Un urlo a canestro, contro tutti i pregiudizi. Quelli che ci disegnano come una nazione cestisticamente piccola, affiatata, grintosa, ma piena di lacune sul piano fisico. E quelli per cui un giocatore nero, con indosso la canotta azzurra, fa ancora notizia – mentre in Francia, Germania, Spagna, Grecia, fortunatamente non è più così. L’Italbasket che sta alzando la voce agli Europei in corso fa vedere anche questo. Qualificata agli ottavi con una gara d’anticipo. Capace di battere la Spagna campione in carica, al termine di un finale da brividi. E di farlo grazie a qualità inedite, espresse alla perfezione da due ragazzi in particolare: Mouhamet Diouf e Saliou Niang. 24 punti e 18 rimbalzi in due. Il futuro è tutto dalla loro. E quindi anche dalla nostra, per fortuna.
Entrambi sono nati a Dakar, 24 e 21 anni fa. Poi il trasferimento in Italia, sin da bambini, assaggiando prestissimo il parquet e facendo vedere tutto il loro talento – Momo è un centro puro e agile, Saliou un autentico jolly dalle lunghe leve: ala piccola, ala grande, a Trento ha brillato pure da playmaker aggiunto. Dalla prossima stagione giocheranno insieme alla Virtus Bologna, con cui Niang ha firmato un contratto pluriennale dopo essere stato blindato dai Cleveland Cavaliers durante l’ultimo draft NBA – in pratica, per ora verrà lasciato in Serie A a farsi le ossa. Intanto però c’è un sogno azzurro da inseguire. E se la squadra di Pozzecco ha trovato identità e risultati dopo un avvio stentato – brutto ko contro la Grecia –, molto lo deve a queste due promesse del pitturato.
Presiedono l’area, infrangono le difese avversarie, danno un contributo collettivo che prescinde dalle mere statistiche. Che comunque sono notevoli: contro la Spagna Diouf ha chiuso con 14+8 mentre Niang, nonostante una distorsione alla caviglia a gara in corso, ha piazzato una pregevole doppia-doppia da rimbalzista nato. “Questo ragazzo ha qualcosa di incredibile, non so nemmeno io che cosa, ma è qualcosa di diverso”, ha detto coach Pozzecco nel corso del torneo. L’Italia dovrà fare a meno di lui nella partita contro Cipro, l’ultima del girone, ma l’infortunio sembra di lieve entità. Agli ottavi si farà sul serio e per gli Azzurri sarà una bella prova del nove.
Ma soprattutto un’avventurosa incognita. Perché se Fontecchio non è in giornata di grazia – leggasi i 39 punti contro la Bosnia –, è evidente a tutti che le armi dell’Italia sono cambiate: non più tiratori infallibili e triple in transizione – il ritiro di Belinelli e gli sgoccioli di Gallinari sono la fine di un’epoca –, ma una squadra più arcigna, capace di reggere l’urto delle corazzate più fisiche e provare così a giocarsela. Terra inesplorata, si vedrà. È anche un’Italia multiculturale, ormai: oltre a Diouf e Niang, tra i dodici dell’Europeo ci sono anche Nicola Akele – di origini congolesi – e Darius Thompson, naturalizzato dagli Stati Uniti. Anche questo si sta dimostrando un valore, compattato dall’alchimia di gruppo tanto cara al Poz. E se di nuovi orizzonti si parla, beh: basti ricordare che nelle ultime otto edizioni gli Azzurri non sono mai andati oltre i quarti di finale. Ma siccome siamo pur sempre scaramantici italiani, meglio non aggiungere altro.