Quando i tuoi nuovi tifosi decidono di dedicarti una canzone, beh, vuol dire che stai facendo un buon lavoro. É ciò di cui si è reso conto Francesco Farioli dopo le prime quattro partite alla guida del Porto: i tifosi sono in delirio e su X è iniziata a circolare una versione modificata – in un timido accento italiano –della vecchia hit “Dragostea Din Tei”, ovviamente dedicata al tecnico italiano. Il pezzo richiama l’immaginario della trap inserendo qui e là dei riferimenti a “Mister Farioli” (con l’accento sulla ì finale, ovviamente). C’è poco del calcio del tecnico italiano nella canzone, ma un entusiasmo simile dalle parti del Do Dragão non c’era da tempo. E questa cpmdozopme già offre uno spaccato di quanto successo negli ultimi due mesi.
Partiamo dall’inizio: Farioli ha lasciato l’Ajax e l’Olanda a giugno, dopo aver perso un campionato in maniera incredibile, assurda, fin troppo crudele. Ai rumors riguardanti offerte dall’Italia ha risposto prontissimo il Porto, che ha deciso di affidare proprio a Farioli la stagione della resurrezione dopo anni complicati: il club del Nord del Portogallo, infatti, non vince il titolo nazionale dal 2022, mentre è dal 2021 che non raggiunge i quarti di Champions. Ecco, la ricostruzione è partita con un mercato imponente, sia in entrata che in uscita. Gli obiettivi erano due, anche se apparentemente confliggenti tra loro: restituire solidità difensiva, con l’acquisto degli esperti Nehuen Pérez dall’Udinese e Jan Bednarek dallo Sporting Lisbona, e svecchiare la rosa, integrando giocatori classe 2006 come Victor Forholdt dal Copenaghen, pagato 20 milioni di euro e subito titolare a centrocampo. Poi il resto lo ha fatto proprio Farioli, dando un’identità precisa alla sua nuova squadra. Come? A modo suo, ovviamente, ovvero varando una guida tecnica al limite dell’ossessivo. La preparazione delle partite, lo studio degli avversari, l’organizzazione degli allenamenti e lo sviluppo delle situazioni di gioco sono diventate il mantra del lavoro quotidiano Porto sin dalla fine del Mondiale per Club. E sono tutte attenzioni necessarie per far sì che la squadra torni a incutere timore agli avversari diretti per il titolo portoghese.
Il risultato è celebrato dalla canzone che i tifosi hanno dedicato all’allenatore: quattro vittorie nelle prime quattro partite di Primeira Liga, undici gol segnati e solo un autogol subito, dodici punti e vetta solitaria conquistata dopo il big match vinto e dominato contro lo Sporting Lisbona, ovvero la squadra che ha vinto gli ultimi due titoli nazionali. Si tratta di risultati e numeri importanti, che fanno ben sperare per il prosieguo della stagione e hanno iniziato a scacciare i fantasmi delle ultime due annate, che per il Porto sono state segnate da svantaggi siderali – 11 e 19 punti, rispettivamente – dal primo posto finale. Sì certo, parliamo di squadra evidentemente alla fine del ciclo-Conceiçao, affossata dall’andirivieni di tre allenatori diversi in meno di dieci mesi e col bisogno cronico di nuove idee e nuovi giocatori. In questo senso, Farioli sembra essere una scommessa vinta dalla dirigenza: in un contesto simile il tecnico italiano sarebbe potuto implodere facilmente, date le pressioni e le aspettative, e invece ha ribaltato le difficoltà ridando credibilità all’intero progetto.
La stagione è iniziata con un secco 3-0 casalingo al Vitoria Guimarães, con il centravanti Samu che ha segnato due gol manifesto dell’idea offensiva e dominante del calcio di Farioli. Una settimana più tardi è arrivato lo 0-2 esterno contro il Gil Vicente, con gol del nuovo acquisto Forholdt. E ancora il 4-0 casalingo inflitto al Casa Pia, una partita che ha visto William Gomes, brasiliano classe 2006, andare a segno per la prima volta. Tutto in preparazione del primo grande snodo della stagione, all’Alvalade contro lo Sporting. A Bola, uno dei più importanti portali sportivi portoghesi, ha raccontato come Farioli abbia preparato il match contro i rivali: una settimana intensa di studio delle ultime venti partite dello Sporting, di allenamenti individuali e di sedute collettive di pressing e possesso palla, tutte volte ad annullare le caratteristiche migliori dello Sporting e a sfruttarne i punti deboli. La settimana si è conclusa anche con una doppia seduta contro la squadra B in cui il tecnico italiano ha voluto riprovare ancora le classiche situazioni di gioco dello Sporting per allenare i propri giocatori a rispondere agli scenari con i quali si sarebbero misurati durante il match. Una cura maniacale del dettaglio che si riflette anche nelle scelte di formazione operate per la partita di Lisbona: se le prime tre gare hanno visto il Porto vestire il 4-3-3 con Gabri Veiga interno di sinistra, contro lo Sporting la scelta è caduta sul 4-2-3-1, modulo a specchio che ha permesso a Rodrigo Mora di scendere in campo da titolare e di posizionarsi insieme a De Jong sul creatore di gioco Hjulmand, così da fermare sul nascere le azioni degli avversari.
La sintesi della partita
La gara è finita 1-2, il Porto è andato sul doppio vantaggio grazie a Luuk De Jong, in campo per sostituire l’infortunato Samu, e il già citato William Gomes, con un siluro scagliato da venticinque metri all’incrocio dei pali. Poi è arrivato l’autogol di Pérez, ma la rimonta dello Sporting si è arrestata lì. Una vittoria totale frutto dell’ossessione di Farioli per i dettagli e simbolo di un matrimonio che, almeno nelle sue prime settimane, sembra funzionare più che bene. L’obiettivo ora è finire l’opera di ricostruzione inserendo più frequentemente nelle rotazioni il 2007 Rodrigo Mora e recuperando a pieno Samu e Gabri Veiga, entrambi infortunati ma fondamentali per le ambizioni del nuovo Porto di Farioli.