Per anni è stata un’inquadratura fissa al Forum di Assago: Giorgio Armani a guardar giocare la sua Olimpia Milano, squadra rilevata nel 2004 per evitarne il fallimento. Sempre lì, a seguire come andava uno dei suoi investimenti nello sport – o forse, semplicemente, per seguire una delle sue passioni che nel frattempo era diventata anche un investimento. Sotto la guida del grande stilista, scomparso nel pomeriggio del 4 settembre 2025, l’Olimpia è tornata grande: ha ricominciato a vincere scudetti, Coppe Italia e Supercoppe, ed è rientrata in Eurolega. Armani, però, non è stato solo un imprenditore sportivo. È stato anche un pioniere nel rapporto tra sport e moda: ha disegnato le divise formali per la Nazionale italiana di calcio ai Mondiali di Usa 1994 e poi, più recentemente, quelle per gli Europei del 2021. Stesso discorso per la spedizione italiana alle Olimpiadi di Parigi del 2024, e così si è affermato così come un punto di riferimento nel panorama dell’abbigliamento sportivo internazionale.
«Nella gara della moda e in quella sportiva», scriveva lo stesso Armani nell’autobiografia Per amore, edita da Rizzoli, «l’avversario non è il nemico, ma un pungolo a fare meglio, a non mollare, a non adagiarsi sugli allori, perché la competizione è continua e i tempi e gli scenari si evolvono rapidamente. Come un team olimpico, è impensabile che si arrivi da soli, è importante coordinarsi, collaborare, accettando che sia poi io a prendere le decisioni, come il coach di una squadra di basket. Se guardiamo certe foto d’epoca, il tecnicismo dei capi d’abbigliamento era sussurrato senza prevaricare su una linearità elegante, come spesso avviene oggi attraverso esasperazione del tema, T-shirt con sovrapposizioni inutili, scarpe improbabili e soprattutto sovraccariche di colori e dettagli, pensati a uso del consumismo più accentuato». Ecco, Giorgio Armani ha cercato di migliorare tutto questo creando dei veri e propri capolavori, come le indimenticabili divise della Nazionale italiana di sci.
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La prima collaborazione con un team sportivo è stata però quella con il Piacenza Calcio, la squadra della città in cui Armani era nato nel 1934. Ne ha fatto seguito la partnership con il Chelsea nel 2000, per la finale della Coppa di Inghilterra, e poi ancora a cavallo tra il 2002 e 2003. Da allora Armani ha avuto, come testimonial, dei big del calcio come Cristiano Ronaldo, Kaká, Luís Figo, Fabio Cannavaro e Andriy Shevchenko, tutti invitati a indossare i suoi vestiti per delle campagne pubblicitarie; l’ex portiere del Liverpool David James è persino salito in passerella alla sfilata Armani Jeans, per la collezione primavera-estate 199
Intenso anche il legame con il tennis: nelle fasi iniziali di Wimbledon si tiene il Giorgio Armani Tennis Classic, un torneo esclusivo giocato all’Hurlingham Club, a cui hanno partecipato campioni come Rafael Nadal, Maria Sharapova, Andy Murray, Pete Sampras e Boris Becker; altri grandi giocatori hanno indossato capi firmati EA7, la linea sportswear fondata da Armani nel 2004: Fabio Fognini, Aleksandr Bublilk, Lorenzo Sonego, e poi Sofia Goggia, Federica Pellegrini, Paola Egonu. Come non ricordare anche il recente legame stretto con il Napoli e la Juve: con il marchio EA7 impresso sulle maglie da gioco, gli azzurri hanno festeggiato due scudetti, nel 2023 e nel 2025; poche settimane fa, invece, è arrivato l’annuncio per cui il guardaroba formale del club bianconero sarà realizzato dalla maison Armani.