L’ennesima sconfitta dell’Italbasket in un finale punto a punto all’Europeo ci dice che questa squadra non può permettersi di partire lentamente

Resta il rammarico per un’impresa sfiorata che rievoca vecchi fantasmi
di Redazione Undici 07 Settembre 2025 alle 21:19

Per un attimo è sembrato di rivedere i fantasmi di tre anni fa. Simone Fontecchio con qualche scelta forzata nel finale e una partita che scivola via. Nel 2022, nei quarti di finale dell’Europeo all’overtime a fermare l’Italbasket ci aveva pensato la Francia, questa volta, agli ottavi, la squadra di Pozzecco si è schiantata contro una Slovenia di un fenomenale Doncic da 42 punti. La seconda delusione in un finale punto a punto a cui non ha retto il ct che in conferenza stampa dopo la partita ha annunciato le sue dimissioni.

«Questa è la mia ultima partita con la Nazionale, per mia decisione. Voglio ringraziare Petrucci che mi ha dato quest’onore, è stato il momento migliore della mia vita» ha confessato Pozzecco, visibilmente amareggiato. «Non mi importa di quale tipo di allenatore sono, non mi concentro sulla mia carriera, non mi importa cosa pensate di me – ha detto il coach – sono concentrato solo su di loro, e oggi sono molto triste perché li vedo soffrire, non perché ho perso. Come ho detto loro negli spogliatoi, nessuno li amerà quanto me. Magari troveranno un allenatore con lo stesso mio amore, ma non di più di me».

Rispetto a quanto accaduto a Berlino, però, questa volta forse c’è ancora più rammarico, perché l’Italia è stata sotto anche di 19 punti per poi rimontare fino al 78-77 per la Slovenia a poco meno di due minuti dalla fine, soprattutto grazie al contributo di Gallinari e Fontecchio. E proprio Simone è l’azzurro che ha avuto la palla in mano di più nelle ultime azioni offensive, forzando qualche tiro di troppo, in un contesto di poca fluidità dell’attacco azzurro. Se ci pensate era l’auspicio migliore possibile, il tuo giocatore con più talento chiamato all’isolamento e a decidere un ottavo di finale.

Quindi, almeno per oggi, vale la pena guardare un po’ più indietro, in quell’approccio di partita disastroso in cui l’Italia non ci ha capito quasi nulla delle rotazioni offensive della Slovenia, permettendo spesso a Doncic di ricevere completamente solo. La stella dei Los Angeles Lakers era poi in una serata da walk of fame, in cui ha visto il canestro come una vasca da bagno e ha mostrato un curriculum di skills sui due lati, attacco ma anche difesa, almeno sull’uomo, che non ha fatto vedere spesso nella sua carriera. Dei 42 punti totali, 30 ne ha realizzati solo nei primi venti minuti. Qualcosa di irreale nel contesto del basket Fiba a questo livello.

Il segreto per rientrare nella partita è stato abbassare le palle perse. Il resto lo hanno fatto l’energia di Niang e la conoscenza del gioco di Gallinari, bravo a lucrare diversi giri in lunetta quando la Slovenia è andata presto in bonus nell’ultimo quarto. Doncic, costretto a tornare in campo dopo la lunga pausa del terzo periodo, ha messo i liberi del +3, il mini allungo decisivo per un’Italia stremata e poco lucida. Il minuto finale senza canestri spiega proprio questo. Non ci si può permettere di regalare un tempo, non tanto perché non si possa recuperare, come poi mostrato, ma perché purtroppo si paga in termini di tensione emotiva.

Spinti dall’impeto e dalla percezione che il trend della gara sta cambiando, si possono commettere degli errori di valutazione e screening delle spaziature. Troppo spesso gli azzurri sono entrati tardi nell’azione, infilandosi in porzioni di campo strette, da cui non sono usciti neanche con i pick and roll laterali o in transizione. Resta dunque il tributo a Gallinari, presumibilmente all’ultima con la nazionale e la sensazione che come tre anni fa l’impresa non sarebbe stata poi così impresa.

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